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giovedì 29 dicembre 2022

Se il risparmio scompare in banca

Un operaio alla pensione a 67 anni, al quale ai 45 è stata proposta la sottoscrizione ultraredditizia di una polizza vita da “una notissima società di assicurazioni”, viene liquidato, “a fronte dei 36 mila euro versati” nel 22 anni, con 35 mila euro. Non è un caso isolato, è la norma: non c’è polizza vita o fondo comune, sia esso Arca oppure Anima, i due fondi delle banche italiane, che non diano che perdite. Ma anche di altre banche, JpMorgan, Goldman Sachs. Con perdite solitamente più vistose di quella che l’operaio lamenta, dal 5 al 10 per cento.
Non c’è ragione perché così sia, ma non c’è rimedio. E la condanna è senza alternative, poiché ora si vuole tassare il contante.
La questione è anche taciuta, benché interessi tutti, risparmiatori e non – confinata, nel caso in questione, alle lettere al direttore. Ma non è da poco: distruggere il risparmio, per ingrassare le banche, che senso ha? Economico? Sociale? È una partita di potere: bisogna risparmiare per remunerare le banche. Un totem?

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