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lunedì 24 luglio 2023

Non c’è stata a Roma una conferenza sull’immigrazione

C’è posto per tutto, sulle prime pagine oggi del “Corriere della sera”, della “Repubblica” e della “Stampa”, ma non per la conferenza a Roma sull’immigrazione.  Odio contro il governo, che l’ha organizzata? L’odio vorrebbe che se ne desse conto, criticandola. Input francese via fratellanze? È possibile, ma chi lo sa. Supponenza? Nella storia del giornalismo si racconta di un dirigente del “Corriere della sera”, Mottola, segretario di redazione anni Cinquanta-Sessanta, che chiedendosi il giornale come trattare il Fenomeno Bongiorno (“Lascia o raddoppia”), stabilì: “Se non ne parliamo noi, non esiste”. Quindi anche questo è possibile. Più probabile, però, è l’incapacità di vedere la realtà dell’immigrazione, a parte le solite giaculatorie papali. Se e come ce n’è bisogno. Chi e come la organizza – la sfrutta. Come andrebbe organizzata – che sarebbe anche facile: gli Stati Uniti, l’Australia e il Canada l’hanno organizzata e regolata per un secolo abbondante, per flussi anche enormi.
Più probabile è l’incultura. Dei giornali, dei grandi giornali, come un deserto. Nessuno conosce l’Africa. Nessuno conosce il Maghreb, e nemmeno la Libia, che pure sono a un’ora di aereo. Mai un’inchiesta su come e dove nasce l’immigrazione, in Nigeria, nel Niger – hanno indagato i giornali americani, sul business del “viaggio a Roma”, gli italiani non ci pensano neppure. Tutti a riempirsi la bocca di deficit demografico, necessità di manodopera, donne incinte, poppanti abbandonati, minori non accompagnati, mai nessuno che si andato a vedere come e perché. Più probabile è l’ignoranza.
Non c’è solo l’immigrazione. Per una qualche esperienza, l’opinione pubblica italiana è la meno e la peggio informata, rispetto a Spagna, Germania, Inghilterra, Francia – bastano pochi giorni di vacanza per notare la differenza. È anche il Paese dove i giornali hanno perso più copie, e continuano a perderle.

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