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giovedì 24 aprile 2008

Con Berlusconi Mosca nella Wto

La Russia non ha più interesse ad aspettare fuori della Wto, l’organizzazione mondiale del commercio, dove gli Stati Uniti di Bush l’hanno relegata – uno dei pochissimi paesi che ne è fuori. L’appartenenza alla Wto comporta degli obblighi liberoscambistici. Ma Putin, ora che ha rimesso le mani sulle banche e le grandi industrie delle materie prime depredate dai boiardi della desovietizzazione, non li teme più. E anzi cerca attivamente una parità di trattamento: l’ingresso nella Wto facilita anche gli investimenti russi all’estero, le esportazioni di manufatti, le lavorazioni per conto. Il governo Berlusconi dovrebbe agevolare la trattativa, sulla quale a Bruxelles permane la generale incomprensibile riserva sulla Russia di Putin, per assecondare la confusa riserva della cancelliera tedesca Merkel se non l’aggressività di Bush.
La Wto subito è stato uno degli argomenti dell’urgente visita dello stesso Putin a Berlusconi subito dopo le elezioni. Dove si è parlato poco o nulla di Aeroflot e Alitalia. Anche se il presidente russo si è riconosciuto in debito con l’Italia. L’integrazione fra Gazprom e Eni prosegue con beneficio del colosso russo, che si appresta a entrare col gruppo italiano in aree dove questo ha da tempo un’influenza: subito in Libia, domani forse in Venezuela e in Qatar. Più vaga la possibilità di un rientro della Russia con l’Eni anche in Centro Asia, a partire dal Kazakistan, dalla messa in opera del giacimento di Kashagan. Ma la semplice ipotesi colma già le ambizioni oggi di Gazprom e del Cremlino.
Il fatto è, noto alla diplomazia italiana, e sicuramente agli atti di quella del Cremlino, che non si può fare a meno della Russia volendo operare nel'immenso serbatoio di risorse che è il Centro Asia. Dove molte repubbliche di tipo "sovietico" sono sorte dall'Unione Sovietica, che talvolta fanno dell'antirussimo l'unica ragione d'essere dei monocrati. Ma non c'è altra possibilità, volendo operare in quelle immense aree, in una ottica di sviluppo, che portare i capataz locali alla ragione, e cioè alla collaborazione con la Russia. Senza la quale non hanno sbocchi. Queste cose l'Italia le sa anche per essersi ingolfata con l'Onu, e cioè con gli Usa, nella guerra in Afghanistan, che non si può vincere, e anzi si sta perdendo, senza la sponda sovietica - l'unica sponda contro il terrorismo islamico, qaedista e talebano, è il Pakistan, ed è infido.

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