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sabato 10 ottobre 2009

Il Berlusconi furioso

A che scopo la furia del Berlusconi? Perché la migliore difesa è l’attacco: è, era, la tattica del suo Milan che tanto ha vinto, e non si cambia schema in vecchiaia.
Un’altra ragione, lapalissiana per chi al Nord ci passa anche soltanto il week-end, è la paura comune. Che il ministro Sacconi bene spiega a Cazzullo sul “Corriere”: “Una sentenza come quella del tribunale civile di Milano contro Fininvest induce una tremenda insicurezza in tutti, anche il più piccolo imprenditore, il quale ha la percezione che possa accadere l’imponderabile, che pure la richiesta più assurda possa essere accolta”. Per il peso schiacciante della giustizia, sia pure il giudice di parte, o pazzo, o incapace.
Ma non basta, il Pdl non è il Milan, un’azienda di atleti ben pagati, che riconoscono il merito – l’impegno – del Principale. In politica tutti i giocatori sono allenatori, e Berlusconi sa che deve prima di tutto tenere serrate le fila, e nel Pdl ha per di più una squadra non omogenea. Si ritrova ferreamente legata la Lega, che grazie all’alleanza con lui è tornata d’improvviso ai vecchi fasti, col 30 per cento del voto in Lombardia e nelle Venezie. E una serie di giocatori intelligenti, gli ex socialisti e la Gelmini, che gli inventano delle giocate. E va avanti. Ma si trascina tutta la zavorra dei Letta, Pisanu, Fini, Casini, il democristianesimo storico e quello di complemento, che gli ha fatto fallire i cinque anni di governo nel 2001, fortissimi nello spogliatoio al Sud, che demolirebbero ogni squadra, e quindi da tenersi buoni con pacche e regalie. Il democristianesimo della Consulta non gli sarà parso vero di poterlo azzannare.

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