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martedì 6 ottobre 2009

Il fantasma di Scalfaro incubo di Napolitano

Il settennato di Scalfaro è l’incubo di Napolitano: Parlamenti disciolti appena eletti, governi del presidente, intrighi - una pratica e un periodo golpisti, si può aggiungere. Per prevenirlo lui per primo sta prendendo le misure, non escluso l’esercizio dell’autonomo potere d’influenza, per bilanciare la decisione della Consulta sul lodo Alfano. Personalmente il lodo – l’immunità processuale per le quattro più alte cariche dello Stato – non gli piace. Ma sa che la decisione della Consulta può consentire l’ennesima campagna eversiva ai nemici dell’autonomia della politica, e non intende favorirla.
Il presidente vede, come tutti, il rischio dell’ingovernabilità. Che, come quasi tutti, intende a ogni costo evitare. Sa che non esiste un’opposizione in grado di sostituirsi alla maggioranza berlusconiana, in questo Parlamento o in uno rinnovato. Sa che la consistenza politica è debole del centrismo di Letta, Casini, Tabacci (Montezemolo, Passera), Rutelli, Fini, e la capacità di governare di questo orientamento nulla e anzi negativa, fra rinvii e compromessi. E sa che nella crisi politica il lepenismo italiano, oggi contenuto e riciclato da Berlusconi, e limitato alle frange dipietriste, grillesche e in parte leghiste, rischia di sommergere l’Italia. Da qui la decisione di tenersi il governo che ha.
Napolitano ha un concetto fortemente impegnato della politica. Per questo è il solo politico, probabilmente, non compromesso con i gruppi di interesse, che, seppure nobili, sono antipolitici. E sempre si è trovato a disagio nella canea antidemocratica degli ultimi venti anni. Degli anni di Mani Pulite, quando era presidente della Camera dei deputati, ha ricordato con terrore in vari libri la violenza degli attacchi contro le istituzioni, con gli avvisi di garanzia (che come si sa sono atti d’accusa) indiscriminati e le indiscrezioni.

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