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domenica 15 maggio 2011

I poteri del Colle, breve storia di un’usurpazione

Galli della Loggia venerdì sul “Corriere della sera” fa i salti mortali per dire che le ultime presidenze della Repubblica non hanno rotto gli equilibri costituzionali, e trova la ragione per l’invasione costante di campo nel bisogno che il patriottismo ha di una figura di riferimento (“La supplenza necessaria”, titola il giornale, ma non nascondendosi nell’occhiello:“Quirinale, metamorfosi di un ruolo”). Altri cercano una ragione per l’improvvisato e incostituzionale presidenzialismo nel mandato troppo lungo, e quasi sempre confidato a ottuagenari. Mentre la verità è nella storia ormai lunga della Repubblica, e ben squadernata. Non è arteriosclerosi e non è un fatto di patriottismo (la maggiore popolarità Napolitano ce l’ha nella Lega): mentre la dottrina, tutta la dottrina, ha sempre letto i poteri costituzionali del capo dello Stato come figurativi e di rappresentanza, il Quirinale è stato sempre, ed è, il luogo forte della Costituzione politica materiale, di quello che oggi si chiama il compromesso storico.
Le presidenze della Repubblica hanno sempre vissuto stagioni agitate. Con crisi politiche lunghissime, governi destabilizzati, spesso dal Quirinale, e da qualche anno gli scioglimenti a catena dei Parlamenti, che lo stesso Napolitano criticò da presidente della Camera, ma ha poi disposto già una volta. Sempre agitate eccetto: la prima, di Einaudi, quella di Pertini, e quella di Ciampi. Cioè dei tre presidenti che non fanno parte delle due sub-culture dominanti, come usavano chiamarsi negli anni Ottanta, che De Mita e Berlinguer dichiararono le due uniche con diritto di cittadinanza nel paese e in politica: la confessionale e la comunista. Gronchi arrivò al governo extraparlamentare di Tambroni nel 1960. Segni si fece organizzare un colpo di Stato. Saragat dispose o avallò la deviazione del controterrorismo del 1969, poi culminato in piazza Fontana, su un inesistente terrorismo anarchico (due dei protagonisti ne saranno poi vittime, il giudice Occorsio e il commissario Calabresi). Leone ha subito il terrorismo, anche da ultimo a suo danno. Quelle di Cossiga e Scalfaro sono state presidenze che un’opinione pubblica non prevenuta definirebbe putschiste, non altrimenti. Scalfaro in particolare, che ha imposto all’Italia la dittatura del partito dei giudici, alcune diecine di sostituti procuratori della Repubblica, e ha sciolto le Camere a volontà, atto gravissimo sotto ogni dottrina costituzionale.

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