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sabato 5 maggio 2012

Ci sono giudici, donne, anche a Milano

Tre censure giudiziarie in un giorno a due delle Procure più potenti, Milano e Palermo, fanno una notizia a parte. Milano è bacchettata dalla Cassazione per non aver voluto indagare Tronchetti Provera per le intercettazioni Telecom Italia. Palermo ha contrariato il Tribunale per aver prodotto un teste inattendibile al processo per la trattativa mafia-Stato. E la ministra della Giustizia Severino per aver divulgato intercettazioni inconsistenti, effettuate nell’ambito dello stesso processo, al fine di impedire la nomina di un giudice, il napoletano Mancuso, a capo della Procura d Napoli.
Sono grandi novità, dopo vent’anni di licenza totale per le Procure, e bisogna aspettare per valutarne la portata. A Napoli, al processo contro Moggi, che pure si è piegata infine a condannare, la giudice Palaja ha dovuto subire due attacchi della Procura, in Tribunale e al Csm. A Milano la giudice Panasiti dello spionaggio Telecom ha subito attacchi della Procura che la Cassazione definisce “di non pertinente polemica”. Senza che, in entrambi i casi, né la Cassazione né il Csm abbiano aperto un fascicolo contro le Procure. Ma sono sempre più i giudici – e sono soprattutto donne – che osano giudicare imparzialmente tra accusa e difesa.

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