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martedì 1 maggio 2012

Herta, che sa dirlo in due parole, si tradisce con la spia

Nei tre racconti di Herta Müller con cui “Repubblica” ha chiuso la serie “L’amore ai nostri tempi”, l’amore non c’è, se non come mancanza. Ma si mostra il segreto della scrittrice, la narrazione per frammenti: baluginii, sospensioni, incubi. In tre righe (in tre righe la conversazione in treno, p. 13: “Come accade nei treni quando i binari per un po’ cantano, la gente tace. Non esistono lunghe conversazioni viaggianti. Anche se qualcuno racconta tutta la sua vita per intero, la fa in breve” – una vita in treni lunghi una giornata non può che confermarlo). A volte due. O anche due parole: “la fame degli occhi” per esempio. Senza ricercatezza, questo è il segreto.
Dell’infinita tragedia della scrittrice – di una tedesca rumena del Banato, di una tedesca – è eco involontaria il terzo racconto della raccolta, “Granoturco giallo e non c’è tempo”, e buona parte del secondo, che dà il titolo al libro. Con parole infine esplicite sul padre nazista non pentito, “assassino” agli occhi di Herta adolescente della famiglia del poeta Celan, e dello stesso Celan suicida. E sulle deportazioni per cinque anni, della madre e di ogni altro tedesco del Banato, tutti gli uomini dai 17 ai 45 anni e tutte le donne dai 10 ai 30, dopo la guerra nei lager sovietici del Donbass, il bacino carbonifero dell’Ucraina, dove “imperversava la fame selvaggia”.
“Granoturco giallo” è una presentazione commossa, inconsueta per la scrittrice, del libro sui lager del Donbass, “L’altalena del respiro” (2010), visti con gli occhi di un ragazzo confinato. Trenta pagine alate sul poeta Oskar Pastior, che vi era stato segregato a diciassette anni, col quale il libro era stato concepito, prima che Pastior morisse. Subito dopo la pubblicazione del libro, nel settembre dello stesso 2010, è venuta la rivelazione che Pastior aveva lavorato per i servizi segreti della dittatura rumena, che di Herta Müller sono stati persecutori occhiuti e anche duri, come di ogni scintilla d’intelligenza e libertà. Quasi per dare ragione alla scrittrice, al suo tema costante: l’infamia è inarrestabile.
Herta Müller, Le vie sottili, “Repubblica”, pp. 91 € 2

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