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giovedì 3 maggio 2012

Il romanzo di Gramsci a Roma

Gramsci deputato a Roma di ritorno da Mosca, scelse di vivere con la famiglia Passarge, seguendola anche in un trasloco. Di un anziano titolare di due famose farmacie, in piazza di Spagna e davanti al Grand Hotel, passato indenne alla prima guerra. Di sua moglie Clara Ilgner, adottata in una famiglia d’importanti dirigenti della I.G.Farben e della Basf. E del figlio Mario, spia dei servizi italiani e intimo di Carmine Senise, capo della polizia di Mussolini, lui come le sue due sorelle, poi all’NW7, il servizio di spionaggio della Farben. Fu in questa casa che Gramsci subì l’arresto, per il quale si era “preparato”. La ricostruzione è tra quelle condannate dai gramsciani in titolo, fra quante si propongono di fare la storia del comunismo in Italia, e quindi di Gramsci. Uno di essi, D’Orsi, imputa a Biocca l’insinuazione che Gramsci si sarebbe pentito (“ravveduto”), per ottenere la libertà. Ma questo qui non c’è. C’è invece una storia fantastica di spie: normali, familiari. Un romanzo. All’urna senza nome con le ceneri di Gramsci toccò anche di convivere, nel cimitero protestante di Testaccio a Roma, con la giovane Elsbeth, la sorellastra di Mario, morta ventenne alla vigilia del matrimonio, la cui statua funebre è famosa tra i frequentatori perché “porta fortuna” - fino alla conveniente rimozione della urna nel dopoguerra. Dario Biocca, Casa Passarge: Gramsci a Roma (1924-1926), “Nuova Storia Contemporanea”, pp.168 € 11,50

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