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martedì 27 novembre 2012

La scuola pubblica sconfitta dai genitori

Passa, come tutti gli scandali, in sordina il giudizio sull’incredibile vicenda di pedolifia a carico delle maestre di Rignano Flaminio – poche righe, nelle cronache locali. Una sentenza che spiega come tutto se lo inventarono alcuni genitori. Come si era sempre saputo dall’inizio.
C’è uno scandalo nella sentenza, un fatto enorme. Da essa emerge che alcuni bambini sono stati  circuiti dai genitori. Anche con riprese filmate. Per rappresentare l’irrappresentabile. Ma né i Carabinieri né la Procura, così solleciti contro le maestre, hanno alcunché da rimproverare a questi genitori indegni. Non portano fotografi, prime pagine, interviste? L’azione penale non è obbligatoria?
È uno scandalo relativo, ormai nulla più meraviglia di questa giustizia allo sbando. Mentre un fatto emerge finalmente, che andrebbe affrontato: come i genitori a scuola stiano affondando la scuola stessa. Incapaci, intromettenti, nevrotici.
Ne 1974, quando varò la rivoluzionaria riforma detta dei Decreti delegati, che introduce le famiglie nella gestione della scuola pubblica, il ministro Malfatti ne era solo parzialmente orgoglioso: “È un azzardo”, ammoniva: “Sarà necessario formare anche i genitori. E il peso potrebbe essere insostenibile per i docenti, che già devono combattere con gli studenti”. Così è stato. Due generazioni dopo i genitori sono ancora da formare. Anche perché a una certa eà si impara con difficoltà. Senza contare che nella “cultura” italiana tutto ciò che è pubblico, sia pure un professionista così specializzato come un professore, dev’essere un servo del cittadino, sia pure un cretino.

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