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sabato 1 dicembre 2012

Vende poco il Nord all’estero, non sa l’italiano

È diventato difficile vendere buoni prodotti italiani all’estero perché molti manager non parlano l’italiano. Si fa ancora innovazione di prodotto nella pianura padana, tra Emilia, Veneto e Lombardia, ma troppi manager parlano solo il dialetto, bergamasco, padovano, modenese. E quando vanno all’estero, se non sanno l’inglese, hanno difficoltà a trovare un buon interprete. Uno che possa tradurre adeguatamente le specifiche tecniche particolari dei loro prodotti.
Non è una barzelletta, è un fatto. Una regressione accentuata negli ultimi decenni, rispetto agli anni 1970 – l’involuzione è cominciata nella decade successiva (la generazione precedente, il commendator Borghi, creatore della Ignis, Angelo Rizzoli senior, l’ex martinitt produttore di Fellini, si sforzavano di parlare italiano). Registrata in settori tradizionalmente trainanti, e sempre d’avanguardia: le macchine utensili, i detergenti, le vernici, la metallurgia fine.
Ai nuovi commerciali si richiede ora, prima dell’improbabile inglese, la conoscenza dell’italiano. In attesa di eliminare il nodo della questione, i direttori e i direttori generali che sanno solo pensare e parlare in dialetto.

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