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mercoledì 23 gennaio 2013

Letture - 125

letterautore

Amore – Breton rifiuta il ripudio, ne “L’amour fou”, una volta che è stato “scelto” l’amore. Di cui dà una definizione mirabile: “L’amore reciproco, come lo vedo io, è un dispositivo di specchi che mi rinviano, sotto i mille angoli che può prendere per me l’ignoto, l’immagine fedele di quella che amo, sempre più sorprendente di divinazione del mio proprio desiderio e più dorata di vita”. Ma si è sposato tre volte.

Baudelaire – Saba lo fa omosessuale represso (Scorciatoie”, p. 150). Non lui personalmente, in genere,  ricordando che i decadenti “inneggiavano volentieri agli istinti, alla divina libertà degli istinti primitivi, ma poi si è saputo che erano, “in gran parte, passivi”.
Se non che Saba è parte in causa, anche se non inneggia agli istinti primitivi. Per posa forse – o forse perché lo avrebbe voluto.

Donna-oggetto – È borghese. Storicamente e concettualmente. Proprio nel momento in cui il romanticismo libera le passioni e le aspettative, il diritto subordina la donna. Se è moglie o figlia. La condanna e la isola se non lo è – a meno di scelte virginali.

Nell’ultima pubblicistica femminista, sia di destra che di sinistra, poniamo Michela Murgia e Michela Marzano, la minorazione femminile è occidentale, anzi cristiana, e quasi vaticana.  Con più determinazione “a destra”, in ambito cristiano: “Maria di Nazareth”, scrive Michela Murgia in “Ave Mary”, “è la persona che ha subito il torto più grande nel dipanarsi di questa colossale struttura di dominio. È stata strumentalmente trasformata in icona della più passiva docilità, in muta testimonial del silenzio-assenso”.

La donna oggetto non è occidentale, non viene dal mondo antico. È introdotta in Occidente dalle invasioni tribali, di orde nelle quali l’unica funzione femminile era di procreare figli maschi (Bachofen). Al tempo in cui il cristianesimo, verso il quale le orde fatalmente confluivano, si regolava sull’antisessualità paolina e dei monaci, i padri della chiesa, e conseguentemente sull’antifemminilità.
L’esclusione si è poi generalizzata in Occidente col feudalesimo e il maggiorascato. In parallelo con vecchie-nuove forme di egualizzazione, seppure marginali, nelle aristocrazie urbane, nell’intellettualità. Diventa totale (occidentale) con le forme borghesi della società, specie nel Sei-Ottocento. Le Preziose, a metà del Seicento a Parigi, evocano un matrimonio in cui Venere e Cupido trionfano liberando la donna dalla mera procreazione. Ma nello stesso tempo Montaigne così registra la realtà: “Un buon matrimonio, se ce n’è, rifiuta la compagnia, e il condizionamento dell’amore”. E si arriva alla “prostituzione legale” che inferociva Stendhal, i tanti contratti balzacchiani che hanno a oggetto la donna-merce. Anticipati dallo stesso Balzac nel 1929, nella  “Fisiologia del matrimonio”: “La donna è una proprietà che si acquisisce per contratto; una proprietà mobiliare perché il possesso è titolo; e non è a parlare propriamente che un annesso dell’uomo”.

Internet - Il blog ha reso tutti scrittori. You Tube tutti registi. Di pezzi brevi. Che può essere un’arte facile. O anche difficile: bisogna fare bene con poco. Comunque non andare oltre la superficie: l’accenno, la smorfia. È per questo una forma di godimento-creazione poco soddisfacente, di brevissima tenuta, che necessita di più. Come una droga, leggera ma di effetto minimo e sempre più ridotto.
È il romanzo fai da te: autore, editore, direttore, distributore, critico, e pubblico. Meglio ancora per il film, su You Tube e altrove: produttore, regista, distributore, e attore, in azione e non più soltanto nelle fotine lusinghiere. Di documentari, di scenografie complete e anche di telenovelas. La rete è un universo privato, interminato, interminabile, il solipsismo fatto schermo-immagine.

Moltiplica le scritture. Moltiplica, materializza, diffonde i fantasmi. E li tiene in custodia, più accessibili di qualsiasi biblioteca, senza spostamenti, senza attese né lasciapassare.

È un linguaggio. Breve, genere feuilleton da una parte. O adolescenziale dall’altra. Con storie brevi, frammentate, mai “definitive” (circoscritte, parabolari). E accensioni, umori.
Si dev’essere brevi in rete, e non seriosi. Si può cazzeggiare, come fa il 99 virgola nove per cento dei navigatori, o pondere giudizi profondi e massime fulminanti come vuole twitter, il linguaggio del momento. Non si può scrivere il fondo di giornale, il pastone, la cronaca di parte: la rete, nella sua scarsa malleabilità grafica, ha pochi o nessuno dei trucchi del giornalismo. Inoltre, è una parola momentanea, dà forte il senso della fragilità-temporaneità. Non della scrittura, poiché al contrario porta tutti all’ambizione di scrivere, li rafforza. Della condizione esistenziale.

Ma richiama irresistibilmente Pessoa. L’epoca dell’Inespressione e del Vuoto (Vacuo) di Pessoa, anteriore a Heidegger, coevo dello spirito Excelsior del Comm. Cav. Grand’Uff. F.T.Marinetti, della sua sensibilità da music man, lo spirito di Fine Secolo (Ottocento) di cui non ci liberiamo, di Vuoto-Infinito, Vuoto-Dio, Esistenza fantasma, di Labirinti, Vertigini e Doppi che non sono Altri, pretendendo all’immortalità senza crearla, senza cioè fatica, applicazione oscura. È l’epoca dello Spirito, paracletiana? Ma quanto terra terra, anzi no, superficiale.

Sherlock Holmes – “Storie povere”, “frasi ingegnose ma non troppo”, “soluzioni deboli”, gli trova Borges. E prolisso, si può aggiungere, specie nei romanzi. E tuttavia si legge sempre, con interesse.

Sogni – Colette ha insistente, dettagliata, nella “Gatta”  il “vestibolo dei sogni”. È il dormiveglia prima del risveglio. Al centro della narrazione, è ”l’istante incalcolabile riservato al paesaggio nero, animato da occhi convessi, da pesci a naso greco, da lune e da bazze… L’istmo stretto tra l’incubo e il sogno voluttuoso”.

Stupidità – Antonio Pascale (sul “Corriere della sera” di mercoledì 16 gennaio ) la lega a stupore. Senza più. Deriva l’equivalenza da un commento del “Financial Times”, sezione “Management”, che usa i due termini indifferentemente (mentre non usano stupore per stupidità gli autori del saggio di cui il giornale inglese riferisce, “A Stupidity-Based Theory of Organizations”, di Mats Alvesson e André Spicer, pubblicato a novembre dal “Journal of Management Studies”). Ma forse è proprio così. Il Devoto lega “stupido” a “stupire”, che dice “variante, con –s iniziale, di una radice che significa dapprima «battere», ed è attestata, senza –s, nelle aree greca, slava, indiana”.

Tasso – Non solo Dante, anche il Tasso ha una “tradizione” tedesca. “Il Tasso”, afferma madame de Staël in “De l’Allemagne”, “è anche un poeta tedesco”. Perché “l’impossibilità di cavarsela nelle circostanze abituali della vita ordinaria che Goethe attribuisce al Tasso è un tratto della vita meditativa e chiusa degli scrittori del Nord”.

letterautore@antiit.eu

1 commento:

Anonimo ha detto...

Michela Murgia di "destra" la dovevo ancora sentire, confesso.