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venerdì 8 febbraio 2013

Eni scaccia Mps

Lo scandalo era atteso, anche se non c’è materia. Ed è arrivato puntuale. A Saipem e all’Eni la Procura di Milano contesta il pagamento di una commissione all’estero, a beneficiari algerini, per appalti presi in Algeria. Non la Procura di Algeri, ma quella di Milano. Sulla base di normative di diritto commerciale internazionale che proibiscono le provvigioni d’affari, ma non sono applicate. Non dalle Procure francesi, tedesche o americane, che vigilano sulle imprese concorrenti di Saipem e di Eni.
Va aggiunto che non si lavora nei paesi arabi, dove lo Stato ha natura ancora patrimoniale, se non si pagano intermediari e provvigioni. Ma in giudicato non viene la contestazione che la Procura di Milano muove contro l’Eni. Viene che questa contestazione era risaputa, e che si è verificata secondo la attese. Portata al massimo livello per dare clamore all’iniziativa - anche se Eni non è Saipem, la quale è una società quotata in Borsa, con sua propria autonoma gestione
Era risaputa da una settimana esattamente, due giorni dopo lo scandalo Mps. Solo la Procura era incerta, se avrebbe agito Roma o Milano, Pignatone o Bruti Liberati, i due grand commis di partito (di Bruti Liberati Francesco Greco resta lo specialista in reati aziendali). Guardando alle affiliazioni politiche di indagati e inquirenti, infatti, è un caso di Pd contro Monti. In risposta al Monti contro Pd di Siena: la giustizia politica è un fatto.

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