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giovedì 7 marzo 2013

La rivoluzione culturale di Grillo

È l’“indignazione” portata al governo, la disaffezione insorta in Europa negli ultimi anni, generazionale e di massa. Ma c’è di più: c’è molto maoismo nel grillismo, la rivoluzione culturale di Mao del 1966 contro il suo stesso partito. All’insegna del precetto alle masse: “Occupatevi degli affari dello Stato! La rivoluzione è giustificata! Chiedetevi i perché delle cose!”.
Il mezzo è cambiato, è la rete invece della piazza. I presupposti e l’esito sono quelli. Compresa la commistione di fatti politici tradizionalmente di destra, come l’anticulturalismo, con quelli di sinistra, il lavoro, il reddito, la scuola e la sanità pubbliche.
Il richiamo tanto più s’impone per l’eco che questo “programma attivo” riscuote in Europa – invece della protesta solitaria e quasi scherzosa degli Indignati. E per la sorda, ma non cieca, preclusione che i media gli oppongono – i media come establishment della vecchia sinistra, del vecchio partito.

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