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domenica 3 marzo 2013

Un vero governo di unità nazionale

Per Napolitano la ricetta sarebbe già pronta e semplice: un governo di unità nazionale. Uno vero, non quello nefasto di Monti. Un governo solidamente politico, non burocratico (tecnico). Senza paura di quanto si dice, dice che l’elettorato spazzerebbe via i partiti che vi aderissero. Il presidente della Repubblica sarebbe convinto che invece l’elettorato è questo che chiede, che si prendano le decisioni risolutive. La paura di essere spazzati via sarebbe a suo parere della stessa natura della spocchia che ha portato alla sconfitta la vecchia politica: l’incapacità incredibile, perfino assurda, di confrontarsi ai due problemi, quello della politica (costi, funzionamento, debito) e quello della produzione.
L’ipotesi si vuole anche semplice dal punto di vista parlamentare, della fiducia e poi della attività legislativa. E da quello dei partiti: sarebbe lo squalificante inciucio solo se non si facessero i tre-quattro provvedimenti attesi. Mentre i grillini dovrebbero confrontarsi con scelte condivisibili, e comunque in linea con le attese elettorali.
Non ci vuole molto, in effetti, basterebbe un governo che parta dal taglio radicale dei privilegi della politica, e dal taglio del debito. Questo in primo luogo: in un situazione istituzionalmente meglio regolata che in Italia, con un vero governo, da tempo si sarebbe intervenuti, poiché non c’è alternativa. Nonché dalla semplificazione della politica, il tema ormai trentennale delle governabilità. L’Italia è l’unico paese al mondo in cui non si vota per un governo ma per dei partiti.
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