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domenica 28 aprile 2013

Il mondo com'è (134)

astolfo

Francia-Germania – La Germania è cambiata, l’Europa è cambiata, l’asse franco-tedesco su cui si reggeva è un residuato, attivo unicamente per alcune convenienze politiche. Forse solo per la politica agricola, ormai anch’essa residuale nell’Ue: non nella politica monetaria, e non in quella industriale (aerospaziale, nucleare), mentre non è mai decollata nella difesa. I socialisti francesi che ne prendono atto, il partito e il presidente Hollande, vengono in ritardo di quasi vent’anni, l’asse è finito con Kohl e Mitterrand.
La Germania di dopo il Muro è un’altra. Non avendo più il temutissimo sovietismo in casa, non ha più nessuna ragione per schiacciarsi sull’Europa e l’Occidente, come faceva la repubblica di Bonn. Questo la Germania lo ha pure detto, in più modi, ma l’Europa ancora non l’ha recepito. C’è Berlino ora, dove si discute apertamente di egemonia: come esercitarla al meglio. Democraticamente, legalmente, stando ai trattati, ma sempre di egemonia si tratta. Non di un’Unione tra pari, nella quale la Germania trovava rifugio e difesa.
È così che la Germania ha capitalizzato la crisi a danno dei partner europei, ora semplici concorrenti: finanziandosi a tassi d’interesse reale negativi a spese dei partner meno forti. Il paradigma egemonico implica un ritorno delle politiche mercantilistiche all’interno della stessa Unione, per cui un Paese può e deve sfruttare la sua posizione di potere relativa a proprio beneficio.
Della nuova asimmetria ha fatto le spese da ultimo l’Italia. Che anch’essa veniva sentita e valorizzata in Germania come una difesa dal sovietismo, per la forza del suo partito Comunista. Era un paradosso della guerra fredda, ma la Germania si fidava dell’Italia perché si fidava del suo Pci. È in questo quadro, di destini ormai divisi, che la Germania ha letteralmente schiacciato l’Italia negli anni 2011-2012, con dichiarazioni a catena, pressioni (ha perfino licenziato un governo italiano, in favore di Monti), e svendite di titoli italiano: più alto lo spread sulla finanza italiana più bassi, anzi negativi, quelli tedeschi. Nella chimica, le macchine utensili e i mezzi di trasporto, i settori più in concorrenza, a parità di prodotto, i prezzi tedeschi si sono potuti ridurre per il solo fattore credito dell’8-10 per cento.

Reduci – Sono entusiasti i falliti. Quelli della Seconda Repubblica come quelli del ’77 (terrorismo) e del Pci. Mentre non lo sono quelli del Sessantotto – giustamente, volevano essere e sono critici, positivi ma non pieni di sé. E non si trovano celebratori della Repubblica vera, prima del circo giudici-giornalisti: la scelta del ’47 (l’Occidente), quella del ’53 e del ‘57 (l’Europa), del Sessantotto o della sfida dell’ammodernamento civile e sociale (centro-sinistra), della sconfitta del terrorismo, della sconfitta dell’inflazione (scala mobile), dell’Italia quarta potenza economica mondiale. Se se ne trova ancora qualche storico è del Pci, in spirito reduci stico, fazioso.

Risorgimento – Un marziano, un venusiano, che si formasse un’idea dell’unità dell’Italia sulle “cose” della storia, dibattiti parlamentari, manovre e crisi di governo, disposizioni amministrative, diplomatiche etc. lettere, discorsi, leggi, elezioni, le politiche di Napoleone II, le politiche dell’Austria, gli stessi Borboni, che potesse rileggere la documentazione come di un mondo alieno, immune al patriottismo e alla lezione canonica, avrebbe tutt’altra idea di Cavour, dei Savoia e dell’unità. Tutt’altra rispetto a quella in cui l’opinione è “correttamente” (un tempo: patriotticamente) avvolta. Su quella che sarà la questione meridionale, ma anche sulla questione romana, o su Milano, le Venezie.

L’Italia unita è di “lettori”, come il Foscolo, “di pochi libri”. Possibilmente d’attualità, anche quelli di “storia” - in linea cioè col messaggio politicamente corretto. Non c’è altra storia contemporanea che abbia espulso gli “irregolari” come fa la storia italiana, a cominciare dai poeti e letterati. Il Risorgimento si vuole lineare, a parte un po’ di repubblicanesimo - di Mazzini, meno di Garibaldi.
Il centocinquantenario ha evitato la “vera storia”. Le solite polemiche sul brigantaggio come resistenza, per vendere qualche copia ai talk-show, e nulla più.

Seconda Repubblica – Viene celebrata allo sfinimento, in spirito sempre reducistico, anche da chi non ne fu parte (il Pci), mentre è il periodo più sinistro della Repubblica, con tutti quei giudici arruffoni, carrieristi, cinici. E anche il più triste, una stagnazione dell’economia e del benessere ormai ventennale, culminata nella recessione, indotta, interna – licenziamenti, impoverimento generale, incertezza. Il tutto sempre paludato, camuffato, sotto la questione morale, che è il cancro di questa Seconda Repubblica, di chi la agita come di chi la provoca.
Con l’uscita-non-uscita di scena di Napolitano, ultimo esponente della vecchia politica, se ne può tentare un riesame.
Che sia giunta o no al termine, ha una storia di vent’anni, vuota: non una proposta, un’iniziativa, una legge degna del nome. Una scelta giusta per l’euro. Un referendum sulle pensioni per esempio come quello sulla scala mobile. Una qualsiasi novità per il lavoro che si perde a vista d’occhio. Una politica estera meno prona alle guerre per conto degli Usa. Che sappia che c’è la Cina, e l’India, e ‘America Latina insieme con l’Asia. Una politica per gli immigrati. Non una forza politica di buon governo, solo personalità stinte: Bossi, Berlusconi, Prodi, Fini, Casini, Bindi, Bersani, e i tanti professori incapaci, dannosi come la questione morale che li ha investiti di autorità. Vaneggiamenti. Con figure perfide di giudici in agguato – sempre meglio che lavorare.
Qualcosa di buon ha fatto la vecchia guardia, Amato, Ciampi, lo stesso Napolitano.

Socialismo – È vittima anch’esso della caduta del muro. O ha mutato natura negli ultimi 25 anni, avendo mutato gruppi dirigenti. Si segnala per il radicalismo sui diritti civili, aborto, sesso, buona morte, con Zapatero in Spagna e Hollande ora in Francia. Più spesso per dichiarato anticlericalismo. E come partito degli affari in Germania, come in Grecia e in Israele. Dimenticando la giustizia, fiscale e sociale, la pace, gli immigrati e ogni altro gruppo realmente minoritario e sfruttato.

astolfo@antiit.eu

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