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sabato 3 agosto 2013

L’Italia condannata dalla Costituzione

A volere la riforma della Costituzione, per un governo stabile espressione del voto, un Parlamento non pletorico, un giudiziario responsabile (infine costituzionale: decorporativizzato), sono rimasti Napolitano e Berlusconi. Poiché Berlusconi è un criminale, Napolitano è solo. Non otterrà quindi nulla.
Ci è abituato, Napolitano è famoso per sbagliare sempre i tempi. Quando avrebbe potuto rendere costituzionale la Costituzione, coerente con lo scopo di governare l’Italia democraticamente, ridando potere al voto, si tirò indietro, perché lo chiedeva Craxi. L’Italia restò in mano “ai partiti”, anche quando i giudici li abolirono – abolirono quelli democratici. Restò in mano cioè ai (vecchi, ex, neo) democristiani, il partito informe del sottogoverno. Che ora si propongono a “politica”, vera, buona effettiva.
Questa politica non vuole cambiare. Per prima nel partito dello stesso Napolitano. Lo ha già detto col finanziamento pubblico ai partiti. Dice che vuole fare, ma poi al voto in Parlamento si disimpegna, rinvia, camuffa, pretende per buone caselle vuote.
Si farà la legge elettorale proporzionale, per sanzionare il governo del sottogoverno. Avremo i sette-otto partiti di sempre, per consentire al governo del sottogoverno il gioco di bascula, un contentino a destra e poi un contentino a sinistra: uno di destra, la Lega forse, Forza Italia, Monti-Casini, gli ex Popolari, gli ex Ds, e Vendola forse. Indietro di vent’anni.
Dopo, la legislatura si chiuderà. Perché non bisogna fare i referendum sulla giustizia. E questo è tutto.

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