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venerdì 2 agosto 2013

Simul stabunt vel simul cadent

Finisce il bipolarismo, finisce con Berlusconi anche il Pd. Si tengono – si tenevano – l’un altro come la Rai con Mediaset. Arrivato al capolinea Berlusconi, col fascio Lega-Pdl è destinato a sfaldarsi anche il Pd.  Che non aveva – non ha – altro collante: partendo dalle coalizioni di dodici partiti dell’Ulivo di Prodi, il Pd non è riuscito ad amalgamarli in questi sei anni di vita.
È l’effetto non casuale della liquidazione di Berlusconi, perseguita da Milano fulmineamente per via giudiziaria dopo il fallimento con Monti di quella elettorale. Era l’obiettivo del partito neo guelfo, dichiarato da Casini e Monti, perseguito da metà dei cattedratici, da Zagrebelsky in giù, esemplificato dal governo Letta in carica. Tornare al governo del non-governo, cioè dell’establishment politico-burocratico imperturbato.
Le formule sono quelle note, dei governi di coalizione. Articolati in numerosi piccoli partiti, come già ora nella grande coalizione, che è tale solo per la forma. Con un sistema elettorale proporzionale.

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