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sabato 15 marzo 2014

Ferire col cuore

Un racconto che si rilegge perché a tema mai abbastanza esplorato: il bisogno di verità in amore, o il rischio delle illusioni. Di romanticismo ancora Settecento, molto ragionato: il giovane Adolphe innamora tragicamente di sé una donna di cui non è innamorato - “Disgrazia all’uomo che, al momento di allacciare un legame amoroso, non crede che il legame possa essere eterno”. Sul pericolo di usare il linguaggio amoroso, dandosi o ispirando affezioni di cuore (che non sono) passeggere. In una delle prefazione cui Constant fu costretto dalle letture che del racconto furono fatte a chiave, riferendolo a fatti e personaggi reali, precisa di aver “voluto provare il rischio di questi legami irregolari, in cui si è di solito tanto più incatenati quanto più ci si crede liberi”.
Romanzo di formazione scritto a cinquant’anni, “Adolphe” contiene nella conclusione anche la lezione: “La grande questione nella vita è il dolore che si causa; la metafisica più ingegnosa non giustifica chi ha lacerato il cuore che l’amava”. Uno dei primi casi di autofiction – se non il primo (ma già Goethe con Werther…). Non a chiave - i pettegolezzi erano che Adolphe fosse l’autore in amore-lite con Madame de Staël - ma riferito alla prima giovinezza di Constant a Brunswick.
Benjamin Constant, Adolphe, Edizioni Clandestine, pp. 92 € 7

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