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lunedì 28 aprile 2014

Sinistra e destra in marcia verso la spettralità

Socialismo o barbarie, “la formula non è mai stata di tanto bruciante attualità” è l’esordio. Una professione di fede, dunque. Contro la sinistra della crescita esasperata, la competitività e la mondializzazione.
Senza la coperta di Berlinguer, la cose sono chiare. Non è un exploit isolato, Michéa paga i suoi debiti. Si scopre così che il fatto era noto già nel 1986, otto anni prima che Bobbio si gingillasse col suo “Destra e sinistra” di scuola, Castoriadis su “Le Monde”scriveva il 12 luglio: “È da tempo che la divisione sinistra-destra, in Francia come altrove, non corrisponde più né ai grandi problemi del tempo né a scelte politiche radicalmente opposte”. Che era un rimprovero, o una constatazione di decesso, a valere unicamente per la sinistra.
L’impasse è – era già da tempo – nella pretesa di “superare a sinistra” il capitalismo – “Il vicolo cieco dell’economia sull’impossibilità di superare a sinistra il capitalismo” è la precedente riflessione di Michéa, tradotta da Elèuthera due anni fa. Non c’è gara possibile: le ragioni del capitalismo Milton Friedman dice “cupidità” e Ayn Rand “egoismo razionale”: il capitalismo non si nasconde. Perché allora camuffarlo? Nel mentre che per darsi tono, si svicola sul fumo libero, il mercato della procreazione e, contro la disoccupazione, le scuole di prostituzione, oppure coi divieti, per esempio il divieto agli uomini di mingere in piedi – “il relativismo morale costituisce la chiave di volta ideologica del liberalismo culturale” (117). Michéa, studioso di Orwell, solitamente di buonumore (questo “Mystères” è di gennaio, questo mese ha pubblicato una memoria del fu calcio, quando era un gioco, “Le plus beau but était une passe”, il gol migliore era l’assist), è disperato, questo pamphlet è densissimo di lucidità. Ha il vezzo di scrivere lungo, frasi anche di una pagina, con note alla seconda potenza, rinvii di rinvii. Ma tutto procede chiaro – insolitamente in filosofia, eccezionalmente a sinistra.
Il termine è equivoco, insiste Michéa: ha designato per un secolo la borghesia. La sinistra politica s’impone in Francia attorno ai responsabili delle più dure repressioni popolari, Cavaignac e Thiers. Dapprima per il patto tra liberali e “repubblicani”. Poi, con l’affare Dreyfus, come patto tra il movimento operaio e socialista e il liberalismo “repubblicano”. Un’allenza difensiva, contro “la reazione in agguato”, che si cementata come un modo d’essere e una fine in sé, all’insegna del Progresso e del Senso della Storia, i cascami dell’illuminismo – Michéa parla della Francia, ma lo schema fu quasi contemporaneamente riprodotto anche in Italia e in Germania. I partiti Comunisti se ne tennero lontani. E ora, di nuovo, la sinistra è quella che un tempo erano gli high tories, i conservatori liberali britannici un secolo e mezzo fa. Liberalismo e globalizzazione sono anch’essi vecchi: sono i temi, anni 1820-1830 di Say e Bastiat, “entrambi rappresentanti della sinistra dell’epoca” (“liberale di sinistra” Bastiat è stato ultimamente riqualificato da Luciano Priori Friggi, dopo essere stato a lungo considerato l’ispiratore della Scuola austriaca del liberismo – Einaudi amava ricordarne la “Petizione dei produttori di candele”, una satira del protezionismo: i produttori di candele e gli altri industriali francesi dell’illuminazione chiedono alla Camera dei Deputati leggi restrittive contro lingiusta competizione di una potenza straniera, il sole).
Un’opera cattivissima, che smantella ogni piega del politicamente corretto, questa maschera del nulla, della piccola astratta ragione salvifica. La sua migliore “filosofia”, si può aggiungere, è quella semplice dell’Avvocato Agnelli, che “ci vuole un governo di sinistra per fare le cose di destra”. L’esito migliore è una società spettrale (97): “Il diritto liberale «ideologicamente neutro»… viene a poco a oco a non avere più altra finalità pratica che di preparare… l’avvento di un mondo mimetico e indifferenziato”. Senza più “esistenza personale e autentica, responsabilità morale effettiva, buonsenso elementare, o generosità vera (non quella mediaticamente esibita)”. Si dice della sinistra ma, poi, s’intende dell’umanità.
Jean-Claude Michéa, Les Mystères de la gauche, Flammarion, pp. 133 € 6

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