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sabato 4 ottobre 2014

Ménage a tre coi cognati

Fra i segreti delle donne c’è anche l’amore diviso fra i cognati, il marito e il fratello, le complicità. Nessuno ci aveva mai pensato, benché la cosa sia comune. Margaret Millar ne ha tatto un racconto travolgente. Con molti cameos, com’è nelle sue corde di narratrice: la ragazza messicana senza legge morale,  americanizzata, che sogna Hollywood, la tedesca nubile, a servizio nelle case, sospettosissima, il testimone oculare, inattendibile per natura, e un investigatore privato che finalmente si dichiara, d’intuito rapidissimo perché baro di natura.
Non è il solo romanzo della pruderie  americana smarrita nella tequila a Città del Messico, Margaret Millar ne ha scritti altri. I soli detective seriali che ha usato - in pochi libri, perché non ama la serialità (la ripetitività) - sono messicani di origine, Aragon e Pinata. Pur non essendo mai stata in Messico, nei suoi tanti viaggi. Questo suo Messico “vero” è costruito con le ricerche, e coi tanti messicani con cui aveva da fare a Santa Monica, in California, dove abitava. Per il suo libro preferito, “Cercatemi domani, sarò morto”, titolo shakespeariano, “avevo delle mappe”, ha confidato in un’intervista (pubblicata sul Giallo Mondadori n. 2318, nel 1993), “che indicavano persino l’ubicazione di ogni singolo albero”.

È “The listening Walls” in originale – con questo titolo, “I muri ascoltano”, già tradotto da I Romanzi del corriere. Qui con una nota convincente di Maurizio Costanzo, direttore dei “Gialli”, sul racconto nel libro e il racconto del film, sulla creatività del lettore e la coazione dello spettatore – “Quando si legge un romanzo è come se, pagina dopo pagina, ci si cucisse un vestito addosso, quando si vede un film è come se il vestito fosse una taglia unica”.
Margaret Millar, La scatola d’argento, Gialli Mondadori, pp. 176 € 4,90

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