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sabato 4 luglio 2015

A che punto è la Ue

Alcune verità emerse nella crisi greca, che non vengono dette:
1) Non c’è collegialità a Bruxelles, decide la Germania. Contro gli Statuti europei, che sono confederali.
2) Angela Merkel usa costantemente di un diritto di veto che nessuno Statuto europeo prevede.
3) C’è un’egemonia tedesca di fatto a Bruxelles. Di fatto, cioè non sottoposta ai checks and balances che sono il fulcro delle Costituzioni moderne, e per questo tanto più pericolosa.
4) C’è un Fondo Salvastati a Bruxelles ma non per la Grecia.
5) Juncker fu eletto con un piano di investimenti da 300 miliardi. Poi Tsipras andò al governo a Atene e del piano di investimenti non s’è più parlato. Anche se Tsipras questo chiedeva: non di non pagare i debiti, ma di poter investire per bilanciare i tagli e pagare i debiti.
6) Non c’è mai stata  una vera trattativa sui problemi della Grecia ma solo un’esercitazione contro il governo greco e la Grecia.
7) Non c’è mai stata una vera rappresentazione della posizione greca nei negoziati, c’è stata fin dall’inizio solo la volontà di jugulare il governo greco. La posizione del governo Tsipras era ed è che la Grecia non presentava nel 2010, quando fu posta in amministrazione controllata, un problema di liquidità (immediata) ma uno di solvibilità (futura). Per prevenire il quale doveva consolidare i centri di spesa (età pensionabile, coefficienti previdenziali, sanità, numero dei dipendenti pubblici, retribuzioni pubbliche) e insieme rilanciare l’economia – la solvibilità futura va costruita anche con la produzione e la produttività.
8) C’è una perversa volontà di rappresentazione dell’Unione Europea da parte dei media, dei torti e delle ragioni, e dei modi di funzionamento, seppure abnormi e anzi golpistici. Mentre il giudizio autonomo degli elettori e dell’opinione pubblica allargata restringe la fiducia nella Ue a non più di un europeo su cinque. C’è un difetto, costante e quindi non per errore, di informazione sullo stato dell’Unione. 

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