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martedì 26 gennaio 2016

Sinn, la mente dell’attacco all’Italia

“Come minimo” è il suo intercalare preferito. È un uomo pieno di certezze Hans-Werner Sinn, il presidente per diciassette anni dell’Ifo di Monaco di Baviera, l’istituto tedesco della congiuntura. È la voce del popolo, non preso sul serio in patria ma influente abbastanza da fare danni, questo economista che a marzo andrà in pensione. Il teorico e il capopopolo dell’uscita della Grecia dall’euro un anno fa. L’oppositore del Fondo Europeo di Stabilizzazione, fino alla Corte Costituzionale – che gli ha dato torto ma non l’ha domato. Quello che più di tutti, con parole e opere, promosse l’affossamento del debito italiano sui mercati nel 2011. E ancora per un anno continuò a fare campagna contro l’euro.
L’establishment democristiano lo ha celebrato venerdì a Monaco – anche se Sinn è di origini socialdemocratiche, e fu uno dei promotori dell’Agenda 2010 di Schröder, l’ultimo cancelliere socialista: il presidente della Bundesbank, il ministro delle Finanze Schaüble, lo stato maggiore della Csu, la Dc bavarese. Schaüble ne ha approfittato per rilanciare il suo vecchio programma di un’Europa a due velocità, o meglio a due o più cerchi concentrici. Aggiornato agli eventi successivi: la Danimarca fuori dall’euro, la Gran Bretagna fuori forse dalla Ue. E non punitivo: non fra meritevoli e no, l’odiosa pagella che il progetto originario si arrogava, ma fra chi vuole e chi no – un piano politico. All’origine, nel 1992, un piano molto condiviso all’interno della democrazia cristiana tedesca , la Cdu e la Csu. ma non dall’allora cancelliere Kohl, che volle tutti i “concorrenti” alla stessa piazzola di partenza, senza handicap e senza vantaggi – gli handicap potendo tramutarsi in vantaggi.
L’attacco all’Italia
Sinn, uno che quando sparla dell’Italia ride (di lui e gli altri antitaliani v. G.Leuzzi, “Gentile Germania”, ed. Robin), redasse e pubblicizzò nella primavera del 2011 una serie di note contro le banche italiane e il debito. Una cortina fumogena sul dissesto delle banche tedesche, che Sinn conosceva bene, consigliere d’amministrazione per dieci anni, fino al 2010, della HypoVereins Bank di Monaco, poi salvata da UniCredit. Ma non solo: gli attacchi di Sinn furono determinanti nella speculazione che si aprì sul debito. Con l’aiuto della Deutsche Bank, che liquidò tutti i titoli del debito pubblico italiano in portafoglio, lo fece sapere al “Financial Times”, ricomprandoseli a termine, e propagandò Sinn, fino ad allora poco seguito, nei suoi bollettini e in interviste e convegni.
Le analisi e tesi di Sinn furono rilanciate a ottobre, mentre la banca si disponeva a riacquistare Bot e Btp, dal capo economista della Deutsche Bank, Thomas Mayer. Con commenti del genere: . “Offrire un’assicurazione di prima categoria sui titoli contro il fallimento dell’Italia ci colpisce come offrire un’assicurazione sulla cristalleria al padrone di una casa prossima a un impianto nucleare che sta per collassare. Né il padrone di casa né il detentore di titoli italiani si sentirebbero molto sollevati da questa assicurazione”. Con spreco di distinzioni fra germanici e latini. Mayer ammonì anche pubblicamente contro ogni ipotesi di aiuto europeo all’Italia.
Sinn è stato insignito del premio Ehrard all’Economia nel 2013. Il premio gli fu attribuito da Thomas Mayer.

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