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domenica 22 maggio 2016

Pannella e il disprezzo di Berlinguer

Non si è detto – solo Paolo Franchi oggi, emerito del “Corriere della sera” - che molte delle sue campagne Pannella le ha dovute condurre indebolito dal fortissimo apparato comunista, del Pci. A partire dal referendum fanfaniano contro il divorzio nel 1974.
Gli anni migliori di Pannella, nel senso del riformismo, hanno coinciso con gli anni di Berlinguer al Pci, e la chiusura è stata netta, anzi armata. È incalcolabile il cumulo di accuse, insinuazioni e contumelie che i radicali hanno dovuto fronteggiare da quello che pure, nel gioco democratico, si sarebbe considerato un alleato, per i diritti umani e civili.
Berlinguer disprezzava molti, per esempio Craxi. Nessun cardinale, invece, e nessun vescovo, per quanto reazionario. Perché era un moralista. Si celebra Berlinguer come partigiano della questione morale, mentre era solo un moralista – se per questione morale s’intende la corruzione, il suo partito incassava, eccome, forse più della Democrazia Cristiana. Per lo stesso motivo disprezzava in sommo grado Pannella – negli incontri attorno al 1980 con la redazione di “Repubblica” il nome di Pannella gli provocava una smorfia involontaria.
Ma il problema non è stato di caratteri. È stata la concitata, aspra, asperrima, guerra che il Pci ha condotto contro i radicali. Che quasi sempre proponevano cose giuste.

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