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domenica 29 maggio 2016

Un museo contro la barbarie

Non una pubblicazione speciale, è il n.15 di una serie, ma emozionante perché testimone di un museo non più visitabile. Non a noi, non ai turisti. Il museo forse più ricco del mondo. Certamente una delle poche cose che gli italiani, cresciuti con gli Uffizi e il Vaticano, possono visitare con diletto. Ora non più. Il museo non è chiuso ma vi si entra a rischio della vita: troppi lutti evoca l’antistante piazza Tahrir.
Si sfoglia il volume di ottime foto come celebrando un lutto. È una misura bizzarra – preziosa - della barbarie che si è abbattuta sull’Egitto, sul Cairo, su Ghezira, su piazza Tahrir. L’Egitto per millenni è stato considero avulso dal “mondo arabo”, El Misr, il “territorio di frontiera” degli antichi semiti, molto faraonico e un po’ cristiano. Nasser l’ha arabizzato per farne una potenza moderna. E l’islam gli si è rivoltato contro, dissolutore nella sua “liberazione”.
Il volume fa parte della ristampa delle guide Sala di Bagno a Ripoli, con una introduzione di Daverio.
Philippe Daverio, Museo Egizio al Cairo, Corriere della sera, pp. 127 ill., € 6,90

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