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giovedì 18 agosto 2016

Eco esagerato, divertente

L’Italia rovesciata: la Chiesa laica e mondana, l’industria ascetica. Ma non lontano dalla realtà - non tanto. O la storia dell’unità rifatta: i Borboni patriottici, Mazzini austriacante. Con un soggetto per Ermanno Olmi tanto esilarante quanto inenarrabile.
Eco al’esordio, quasi, nel 1963. Con divertita sicumera: “Tale è la ventura della parodia: che non deve mai temere di esagerare. Se colpisce nel segno, non farà altro che prefigurare qualcosa che poi altri faranno senza ridere – e senza arrossire – con ferma e virile serietà”. Che non è vero, ma si ride lo stesso.
La vera vena di Eco, benché studioso accigliato e narratore opimo: scherzosa, strutturante – destrutturante? Antifrastico, e quindi cattivello, ma divertente. Con una “Nonita” di un Umbeto Umberto ristretto nelle “carceri comunali di un paesino del Piemonte” - che non sia, “il misterioso prigioniero, Vladimiro Nabokov paradossalmente profugo per le Langhe?” Tanto Joyce, tutto in un titolo, “My exagmination round his factification for incamination to reduplication with ridecolation of a portrait of the artist as Manzoni”, e un perfido nuziale-funebre: che “la veglia funebre di Tim Finnegan appaia per quello che veramente è, la veglia nuziale per Renzo e Lucia”. Con “La fenomenologia di Mike Bongiorno” che ha fatto epoca.. “L’elogio di Franti”, un “Industria e repressione sessuale in una società padana” che è l’indagine di etnologi australiani a Milano, lo schema “di un nuovo gatto”…
Umberto Eco, Diario minimo, Bompiani, pp. 153 € 8

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