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domenica 14 agosto 2016

Fo fascista

Franca Rame fu vittima per anni, anzi decenni, del sessismo. Delle destre e non solo. Dei milanesi e non solo. E forse vittima di stupro sotto gli occhi degli ufficiali dei Carabinieri della “Pastrengo” a Milano. Ora Dario Fo fa il sessista con Maria Elena Boschi e se ne vanta: la vignetta del “Fatto” che la esibisce  tutta cosce è “bellissima”, dice, e di suo la ingrandisce in un quadro instant, che mette in vendita a ottomila euro. Un atto politico, dice, per finanziare Grillo. Le cattive amicizie colpiscono pure in vecchiaia.
È anche un ritorno alle origini, per Fo come per Travaglio, per i tanti grillini che ieri danzavano con Fini, e i (purtroppo residuali) lettori del “Fatto”.  Dare del fascista è vecchio vezzo linguistico, inutile. Non, però, se ci sono delle pietre miliari.
Definendo l’antisessismo “un tentativo di censura” Fo strafa. Ma non per un errore. Fo fascista non sarebbe un gioco di parole, lo fu di fatto a vent’anni. E una volta fascisti, fascisti per sempre? Sarebbe un interessate caso di sociologia politica.
Resta Grillo, che questa implosione governa, e fa finta di niente: in realtà ne è il complice e anzi l’ispiratore, uno che si finanzia con le cosce delle donne. Che il suo populismo fosse di quello stampo si sapeva per molte evidenze: l’“origine” di molti dei suoi, e l’apparentamento da lui voluto a Strasburgo con Farage e le destre d’ogni bordo invece che con i Verdi. Ma ora è inequivocabile: nel sessismo e nel disprezzo delle leggi dei suoi amministratori eletti – nonché nei sorrisi beati di Raggi in tutti gli ambienti romani di destra cogniti: bar, librerie, centri culturali, vicini di quartiere.
Questo caso è già noto agli studi di politica, che i moralizzatori di un certo stampo sono i più corrotti: autoritari e anzi violenti – in Italia con le armi della “Legge”, ma questo è solo un’aggravante l’uso politico della giustizia a opera degli stessi giudici.

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