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sabato 14 gennaio 2017

Il Mediterraneo sta a Trento

Un centinaio di opere collezionate dal museo di Trento e Rovereto, datate lungo tutto il Novecento e fino al 2005, su temi mediterranei. Che siano archeologia, miti, segni di qualsiasi foggia, scrittura. Fino al nodo – quindici anni fa – dei migranti, che poi sarebbero diventati massa imane. Con molti bei reperti. De Pisis, De Chirico naturalmente e Savinio (“Ulisse e Polifemo”), Guttuso (un ritorno alle origini erotizzante, Jodice (un’emozionante emulsione della “Via Colonnata e il Tetrapylon” di Palmira), Kiefer (un mare procesloso, prodromo delle stragi recenti, con almeno tremila africani inghiottti dalle sua acque).
Una mostra a tema fra le più ricche e meglio costruite. In un piccolo museo decentrato, una villetta fine Ottocento fuori dallo scalo dei ferry, dopo san Salvatore dei Greci, sulla strada verso i sobborghi del Capo Faro, dai nomi certo evocativi, Pace, Paradiso. Messina non le ha trovato collocazione migliore. Forse perché se ne vergognava – si vergogna di non averci pensato essa stessa? Del resto, l’ex museo provinciale ospita da sempre senza lustro due meravigliosi Antonello, almeno due Caravaggio, forse tre, da non buttare, e un ottimo Mattia Preti, con la “Madonna della Lettera”, patrona di Messina – eredità della collezione Ruffo (Ruffo della Scaletta), la più importante in italia nel Cinque-Seicento, poi dispersa nel Settecento.  
Mediterraneo luoghi e miti. Capolavori del Mart, Messina, Museo regionale interdisciplinare, ex filanda Barbera-Mellinghoff

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