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sabato 11 febbraio 2017

Con Trump è la legge, e la costituzione

Il “New Yorker”, benché radicalmente anti-Trump, ha dubbi sul rigetto dell’ordinanza anti-immigrazione da parte del Ninth Circuit Court of Appeals.
La decisione si poteva prendere su azione, per “offesa di fatto”, di una vittima dell’ordinanza. Mentre la Corte si è pronunciata su ricorso di due Stati, Washington e Minnesota, che non vi hanno titolo e non hanno dato ragioni specifiche all’azione intentata.
L’ordinanza rientra in pieno nei poteri costituzionali del presidente: è il caso di “entrata di stranieri o di ogni classe di stranieri negli Stati Uniti (che) sarebbe dannosa agli interessi degli Stati Uniti”. La Corte d’Appello non ne dice niente.
La Corte non distingue tra possessori di visto d’ingresso, oggetto dell’ordinanza, e possessori di green card, o “residenti permanenti”.
La Corte ha trovato l’ordinanza incostituzionale “perché era intesa a sfavorire i mussulmani”. Mentre l’ordinanza si riferisce a sette Stati, e non alla religione. I sette Stati sono a maggioranza mussulmana, ma il divieto di entrata non distingue il fattore religioso. Che qualche Stato, si può aggiungere, per esempio l’Iran, si definisca mussulmano, questo va contro i principi costituzionali validi negli Usa.
Va aggiunto anche che la giurisprudenza è sempre stata a favore dell’esecutivo nelle quesioni territoriali e di protezione delle frontiere.

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