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giovedì 25 maggio 2017

Il buon giornalismo è per sempre

Il libro minore di Talese, una raccolta di dodici ritratti scritti per le riviste, soprattutto “Esquire” e “Harper’s”. Ma levitanti, anche quando i soggetti sono piatti. Il ritratto di Sinatra che farà scuola – l’italiano in America emerge col canto, come Sinatra: Perry Como, Frankie Laine, Tony Bennett, Vic Damone. Muhammd Alì già afasico in visita da Castro, che non sa che dire. I Kennedy antitaliani, specie Bob e Peter Lawford. La solitudine di Peter O’Toole – e le suore irlandesi ignoranti all’asilo, con Talese come con O’Toole. Joe Di Maggio. La “Paris Review”. Lo scrittore di necrologi al “New York Times”, tutto in tinta. Molto pugilato, Floyd Patterson, Joe Louis, il cubano Stevenson, lo stesso Muhammad Alì. Con tre prose seminali del capolavoro “Ai figli dei figli”.
Il “new journalism” che Talese ha battezzato non è più in voga. Richiede in effetti doti di narratore, se la ricetta è questa: “Io credo che, scavando abbastanza a fondo nei personaggi, si possa renderli veri quanto basta da farli sembrare inventati. È ciò che voglio: evocare il romanzesco che scorre sotto la superficie della realtà”. Ma vuole anzitutto onestà – umiltà - di reporter. Che invece è difficile.
Gay Talese, Frank Sinatra ha il raffreddore, Bur, remainders, pp. 317 € 6 

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