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mercoledì 10 maggio 2017

La fine del socialismo

All’ex primo ministro socialista Valls, capo del governo di cui Macron era un ministro tecnico, candidato fallito alle presidenziali per il partito Socialista, che il giorno dopo la vittoria corre da lui, Macron risponde altero: “Si metta in fila”. Mentre il socialista presidente uscente Hollande, quello della caduta storica di credibilità, gli scodinzola attorno come a dire: “Le elezioni le ho vinte io”. È indolore ma vergognosa la caduta del socialismo in Francia, l’unico paese dove ancora governava, fino a ieri.  
Era già morto in realtà il socialismo, in Francia come in Europa. Ben prima delle batoste elettorali subite in Grecia e Spagna, e ora in Francia, e di quelle che si annunciano in Gran Bretagna, in Germania e – al coperto dell’equivoco, democristianissimo, Pd – in Italia. Un movimento e un partito ruote di scorta del “mercato”. Cioè, nelle condizioni attuali, degli speculatori - inutile ripercorrere i governi di sinistra della Seconda Repubblica, parlano da soli.
C’è anche un che di comico in questa disfatta: che la speculazione si sia impadronita del socialismo accaparrandosene il linguaggio – le riforme, la crescita, il futuro, un mondo più giusto.

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