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venerdì 12 maggio 2017

La storiaccia di Zelda e Scottie

“Zelda accusò il marito di essere omosessuale, una tante: Hemingway era il suo amante. Allora, per rivelare a sé stesso la propria virilità, Fitzgerald decise di dimostrarla con una prostituta, e comprò dei preservativi. Zelda li scoprì e i due si accusarono furiosamente”. Ma di che? Una storiaccia.
Così si penserebbe ma non è. È un inno alla gioia, dei perfetti innamorati, che Citati è partito in quarta a comporre, quali Zelda e Scott Fitzgerald sono stati per le generazione postbellica. Il mito si vuole rigenerare, e Citati porta il suo contributo. Dei belli e dannati, giusto il titolo del secondo romanzo del grande successo. La “farfalla” è Zelda, è la scrittura di Scottie, è l’amore spensierato. Ma poi non tutto quadra.
È una sorta di coppia felice alla Peynet che Citati monta, anche se non può smettere l’artiglio del critico. Bellezza, gioventù, genio, ricchezza, spensieratezza, prodigalità. E un genio che si consuma alla sua stessa fiamma. Col metodo citatiano del superlativissimo, come deve un biografo – a che pro, sennò, sacrificarsi alla vita degli altri? Ma le riserve sono incancellabili. Zelda è “ragazza del Sud” dai molti flirt, capricciosa, piena di sé, anche se non sa di che cosa, e frivola. Già da ragazza libera e bella costringe Scottie più volte alll’ubriachezza, per smaltire i rifiuti di lei inspiegati. Incostante anche nel matrimonio: in Costa Azzurra importuna un ufficiale della Marina francese, che se ne libera col trasferimento. Sempre insoddisfatta, vuole perfino diventare ballerina a 27 anni. Citati la dice schizofrenica, sarebbe quello il disturbo che si manifestò ai trent’anni. Ed  è il lato più romantico della storia, poiché Scottie se ne occupò amorevolmente per anni. Ma non è così semplice. La “malattia” certa era la ripulsa del marito. Che però poté per anni portarla in giro per l’Europa e gli Stati Uniti tra neurologi, psichiatri, cliniche e ospedali, cosa che un posseduto non tollererebbe.
E poi che limiti sotto il brillio, che pesantezze. Scottie beveva, anche a vent’anni. Scottie sente Zelda più forte di sé. È “geloso di Zelda come scrittrice: con una violenza, un furore e una crudeltà, che non conservano nemmeno un’ombra del suo affetto e della sua onestà mentale”. Ne copiava le lettere e i diari, “inserendoli di nascosto” nei romanzi. Però, “le sottoponeva ogni pagina”.
La lode forse più sentita è a doppio taglio: “La vita di Fitzgerald non è misteriosa”, se ne sa tutto, “il vero mistero è come nacque la sua arte”. “Di qua dal paradiso”, che lo rese celebre e ora si ripubblica, “è un libro rozzo”. “Belli e dannati” è “un libro informe”. “Mi è difficile giudicare «The Last Tycooon»… Dubito che sarebbe venuto un buon libro”. Il titolo, e l’idea?, viene forse da “un battito così selvaggio di ali”, che Ottavio Fatica espungeva qualche anno fa nella nota a “Il crollo” – “Quel modo desultorio di passare da una metafora all’altra per il puro piacere di correre del cavallo di razza”.
Una storia tirata via, Citati va veloce e umorale. Hemingway è, a inizio racconto, un amico “abietto”. Una storia d’amore infernale ne residua, anche poco dignitosa, non fosse per l’interrogativo: giovò all’arte di Fitzgerald o la insterilì? Stando nell’ottica di Edmund Wilson, l’amico di gioventù, che pregiava molto Fitzgerald – e di Hemingway l’abietto, che lo impose. Citati ne fa una tragedia e un mito. Buoni al racconto ma non alla cosa: la vicenda si svolge come in apnea, o in una bolla. Avulsa dai contesti: i luoghi, le persone, le epoche, che pure sono i più pregni della storia, New York, Parigi, la Costa Azzurra, i Murphy, dedicatari di “Tenera è la notte”, coppia per ogni aspetto riguardevole, Wilson, gli editori, il boom (gli Anni Ruggenti, o Folli, l’Età del Jazz: il respiro di sollievo dopo la guerra interminabile), il crac. E Hemingway, da cui vengono il titolo e l’idea, Citati riconosce alla fine a malincuore - “Il vecchio nemico” così ne scrive in morte: “Scott… aveva ancora la tecnica e lo spirito romantico per fare qualsiasi cosa, ma da molto tempo tutta la polvere era sparita dall’ala della farfalla, anche se l’ala ha continuato a battere fino alla morte della farfalla”.
Pietro Citati, La morte della farfalla, Adelphi, pp.88 € 10

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