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lunedì 8 maggio 2017

La tripla dell’attacco all’euro

Tutto è pronto per l’attacco all’euro. L’ennesimo, ma i precedenti non esimono. Era pronto per le elezioni olandesi. Poi per quelle francesi. Con la scelta di un banchiere alla presidenza della Repubblica, la Francia lo rende improponibile. Ma i motori non sono spenti: rullano in attesa delle elezioni tedesche, al minimo. Pronti a scattare poi per le elezioni italiane, infine inevitabili. Il fantasma Grillo si dissolverà alle elezioni, è previsione scontata, ma questo non basterà. Si può starne sicuri: l’euro deve cedere, troppe posizioni sono scoperte.
Chi lo dice? Le agenzie di rating, figlie dei fondi hegde e altre coperture degli interessi speculativi.   
Il debito italiano e la metà di quello giapponese in rapporto al pil, ma le agenzie di rating lo mettono con la tripla B al livello del debito della Romania - o del Marocco (o del Kazakistan). Il debito ungherese è molto più sicuro di quello italiano.
La ratio è una sola: ha da morì. È un attacco e non un’analisi macroeconomica. Perfino scoperto, a una comparazione che ognuno può fare.
Nessun dubbio sulla sostenibilità del debito italiano, l’Italia è un paese solido, e anche ricco - lo dicono i tedeschi, gli istituti economici. Il declassamento serve solo a spillare qualche diecina di miliardi agli italiani: gli investitori sono famelici. Tra false argomentazioni, spudorate.
L’Italia, si dice, è dentro l’euro, e la sostenibilità del suo debito si valuta in rapporto alla Germania. Allora meglio stare fuori dall’euro e indebitarsi? Come il Giappone, come gli Usa?
È un problema di produttività, si dice, che in Italia è bassa. In Giappone invece, dove ristagna da un quarto di secolo, no problem.

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