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martedì 9 maggio 2017

Lo spirito della conversazione, a Buenos Aires

Una – alcune – della infinita serie di conversazioni di Borges con altri autori e con giornalisti, che si si editano perché tutte in qualche misura ancora golose. Queste furono organizzate, anche per riavicinare i due letterati, da Orlando Barone nel 1975. Barone ne ha poi gatto una raccolta che non si edita più, ma molte parti sono disponibili online.
Di che parlano i due nemici amici? Di tutto e di niente – niente di memorabile. Dei sogni. Molto. Della poesia e della follia. Della Francia senza lusioni, “dove il razionalismo è diventato una piaga” (Sabato). Del parco Lezama. Dell’“afroidisìaco” di Sabato, l’adattamento di afrodisiaco a Freud. E dei problemi del traduttore di Proust in inglese: “Alla ricerca del tempo perduto non corrisponde all’originale, è una citazione di Shakespeare” (Borges).
Sono conversazioni su argomenti rilevanti e irrilevanti. Più spesso sostenendo una cosa e il contrario: costruire palazzi simili oppure diversi, dare alle strade il nome di personaggi oppure no. Ma con grazia e la necessaria superficialità – approssimazione – da parte di entramb gli interlocutori. Necessaria per consentire alla conversazione di svolgersi, senza punte ultimative, o conclusioni. Sarà la conversazione l’arte saviniana per eccellenza, della leggerezza, contro il “profondismo”.
Nella traduzone italiana, di Giorgio Linguaglossa, impaginata con foto succulente dei due scrittori e di Buenos Aires.
Jorge Luis Borges-Ernesto Sàbato, In conversazione  
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