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domenica 28 ottobre 2018

A.Christie tradita

“Ordeal by innocence”, uno dei suoi ultimi libri, tradotto come “Le due verità”, Agatha Christie diceva il suo preferito. Una vendetta tardiva del vecchio tradimento coniugale di cui era sata vittima? Ma anche per meriti suoi, del racconto, che è, benché senza il Risolutore, né Poirot  né Miss Marple, il più “christiano”: dialogato, deduttivo, induttivo, logico. Anche se duro, quasi noir, e non divagante e divetito, da gioco intellettuale. Così era nella prima  e più famosa trasposizione, “Prova d’innocenza”, di Desmond Davis, 1985, con molti attori famosi, Faye Dunaway, Donald Sutherland, Christopher Plummer. In questa edizione Bbc A. Christie è pretesto a immagini ansiogene, la suspense si cerca con le luci e il montaggio, invece che con i dialoghi. I famosi dialoghi ci sono ma non hanno mordente. I continui rovesciamenti di verità – il procedimento “christiano” - vengono annacquati, passano inavvertiti. Le caratterizzazioni sono vaghe, benché il film ricavato dalla miniserie duri tre ore, e il finale non c’è, catartico, come è necessario nei gialli.
Il tema è ora corrente, dei parenti serpenti – ma già all’epoca non nuovo, Mauriac l’aveva inaugurato con “Nido di vipere” venti anni prima. Una coppia di nobilastri ricchi, lui suadente, persuasivo, lei materna benché aggressiva, che non avendo figli ne adottano sei. Quando lei muore assassinata, la colpa se ne fa risalire al più piccolo dei “fratelli”. Che muore in prigione. Questa seconda fine risveglia la memoria di un dottore, che ricorda di avere dato un passaggio al giovane, bisognoso di cure in ospedale, la notte dell’assassinio, la vigilia di Natale.
Sandra Goldbacher, Le due verità

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