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lunedì 29 ottobre 2018

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (379)

Giuseppe Leuzzi


Il Paris Saint Germain, una squadra di calcio che si basa su un attacco veloce, bagna nell’intervallo la metà campo del Napoli, per velocizzare il gioco. Poi si dice la furbizia meridionale.
Anche la slealtà nello sport.

Il fascino del capo (mafioso)
Che gli eredi di Provenzano ne vogliano onorare la memoria, e dicano lo Stato assassino perché lo ha tenuto al 41 bis anche se vecchio e malato, è comprensibile. Che la Corte europea dei diritti dell’uomo dia loro ragione – anche se la Cassazione aveva stabilito, su un precedente ricorso, che al 41 bis Provenzano era accudito meglio – fa piacere, i diritti non sono mai abbastanza. Ma chissà perché gli eredi di Riina non fanno ricorso, e di tutti gli altri assassini al carcere duro.
Si intenerisce per la sorte di Provenzano rimbecillito tenuto al carcere duro Marzia Sabella, giudice, del pool catturandi all’epoca a Palermo, 2006. Che quando infine se lo trovò davanti, confessa al “Fatto”, ne fu affascinata: “Capii cosa rappresentava. Difficile da spiegare a parole, ma sembrava il rappresentante di un altro Stato, l’anti-Stato. Mostrava lo spessore del capo di Cosa Nostra”. Un re. Di questo che dobbiamo pensare?

A scuola dai basiliani
Metà Sud fu invaso nell’Ottavo-Nono secolo dai basiliani, monaci in fuga da Bisanzio iconoclasta nel nono secolo, la Calabria soprattutto e la Sicilia. Annoverano grandi personalità, anche molto colte, quali san Nilo, Barlaam da Seminara, Leonzio Pilato. Ma erano monaci “di cerca” (questua), più ignoranti che non. San Basilio è uno di quelli che voleva i testi della classicità emendati, cioè censurati, anche distrutti.
Lamentava nel 1973, o 1974, José Eduardo dos Santos, patriota del Mpla, il movimento popolare di liberazione dell’Angola – di poi presidente a vita non commendevole dell’Angola indipendente - un ingegnere, coetaneo. “Tutta l’Africa è indipendente, eccetto le colonie portoghesi. Per quale peccato?” E si rispondeva: “C’è chi ha avuto i francesi, chi gli inglesi, chi i gesuiti. Noi abbiamo avuto i portoghesi e i cappuccini, i poveri di Europa, che dopo due settimane montavano come conigli, insabbiati nella brousse”.  
A ognuno il suo destino, cioè la sua storia. Poteva andare meglio.

Il Sud soffocato dall’evasione fiscale
“La regione in cui esiste la più potente organizzazione  criminale è la più povera d’Europa”, dice Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione per il Sud, della Calabria. Non è vera l’una cosa né l’altra - lo stesso Borgomeo precisa che in fatto di povertà non si può sapere, di fatto, dato che l’economia della regione è prevalentemente in nero. Ma è vero che in Calabria non c’è nulla di meglio, da qualche anno, del volontariato – cooperative sociali, onlus, associazioni, eccetera. Che sono ottime cose ma non fanno sviluppo. La criminalità, più che potente e organizzata, è diffusa, debordante.
Confinante con la cosiddetta zona grigia. Il reddito di cittadinanza è per molti, da Pescara in giù, un buon stipendio. Senza bisogno di fare i lavori socialmente utili. Di fare finta. Non illegalmente.
Si collocano già in Campania e in Sicilia la metà dei percettori del Rei, il reddito di inclusione del governo Renzi, progenitore del reddito di cittadinanza che il governo ha ora messo in bilancio. Sono pochi soldi, fino a 187,5 euro al mese per una persona, fino a 540 euro per le famiglie con sei o più membri. L’importo medio mensile è di 305 euro a famiglia.
In totale saranno distribuiti quest’anno 2,5 miliardi. Però, non una piccola cifra. Che andrà per tre quarti al Sud. Il Rei va in piccola parte a residenti extracomunitari, il 10 per cento dei percettori, o a famiglie con disabili da accudire, il 18 per cento del totale. Il 72 per cento dei beneficiari, sette su dieci, risiede al Sud – il 51 per cento appunto in due sole regioni, Campania e Sicilia.

Milano
L’esercito svizzero si celebra dal 1512, “l’anno in cui conquistammo Milano”.
È vero, gli svizzeri tennero Milano per tre anni, - è l’“età dell’oro” dei proponenti, a Como e dintorni, del referendum per l’annessione della Lombardia alla Svizzera, ai soldi in banca cioè e alla neutralità. Ma pagarono anche loro caro la Lombardia: avevano preso Milano contro il re francese Luigi XII, ne furono scacciati dal successore di Luigi, Francesco I. Nella battaglia di Marignano, la “battaglia dei giganti”, lasciarono fra i 5 e i 13 mila morti.

L’esercito svizzero era il braccio operativo di una Lega Santa, promossa dal papa, Giulio II, con Venezia, gli Asburgo, Enrico VIII d’Inghilterra, Ferdinando II d’Aragona, e tenne Milano per conto degli Sforza. Nominandone duca l’imperatore Massimiliano d’Asburgo.

Sempre contro Roma, per non essere stata la capitale succedanea dell’impero – i Costantini, e poi Valentiniano, preferirono la vera tedesca Treviri. I milanesi furono i soli a schierarsi nel gennaio 1077 per l’imperatore tedesco Enrico IV - quello che poi andrà a Canossa - contro il papa, il grande riformatore (simonia, celibato dei preti, investiture ecclesiastiche, a partire dal papa) Gregorio VII.

Non c’è la diossina a Milano, questo sito opinava l’altra settimana, perché non si trova tra gli appaltatori dei rifiuti, che li bruciano invece di trattarli come da convenzione con i Comuni, un interesse mafioso – almeno un subappalto, o un sub-subappalto, anche di qualche lontano “cugino”, anche solo un omonimo. La città si protegge.

Meglio: non si fa nulla a Milano contro gli incendi dei rifiuti, appiccati dai gestori degli impianti per evitare trattamenti costosi. In attesa che si manifestino interessi mafiosi, o comunque attribuibili. Dobbiamo tifare mafia?

Ma ecco chiude il cerchio oggi sul “Corriere della sera” Milena Gabanelli come sempre apodittica, con i volenterosi esecutori Antonio Castaldo e  Paolo Foschi: “Al Nord roghi e costi dei rifiuti del Sud”. La mafia ancora non si trova, ma la breccia è aperta - leggere per orientarsi:

Quella dei rifiuti è in Lombardia un’industria come un’altra. Inquinante? Non sarebbe la prima volta: la Lombardia negli anni 1970 si prese tutte le industrie inquinanti che dovettero lasciare la Svizzera e la Germania. Non tutte, una buona parte. Fino a inquinare con gli sversamenti velenosi le falde acquifere, specie nelle zone risicole. Fino a Seveso. Gabanelli non condanna l’industria degli inceneritori, siamo sempre produttivisti, ma il fatto che lavorano anche per il Sud. Come se lavorassero gratis, per beneficenza.

Gattuso non ha perso molto col Milan. È appena quattro punti dietro l’altro club milanese, l’Inter. Di cui però si dicono meraviglie, anche se gioca male e malissimo – una vergogna col Barcellona. Ma paginate si scrivono da settimane che Gattuso è al capolinea, è alla frutta, non mangia il panettone. Solo perché è calabrese?

Gattuso l’avevano preso perché il Milan non aveva soldi, e lui costava meno di Montella. Ora il Milan si ritiene ricco, non ha preso Higuain?, anche se solo in prestito, e vuole sbarazzarsene. Il Milan ha ora una media di sessantamila spettatori a partita, contro i 45 mila di prima di Gattuso. Ma Gattuso è calabrese.

Sì comprano squadre di calcio per lucrare sui debiti – per prestare loro soldi a un buon rendimento. Era il caso del famoso Thohir, che non sapeva cosa fosse l’Inter, ma si faceva pagare dal club un comodo 8 per cento. E il caso del cinese Suning, che ora presta 230 milioni. Anche i Suning colgono l’opportunità con l’Inter.

I cronisti esaltano il comodo investimento, come impegno sportivo e anzi mecenatismo. Non solo quelli dell’Inter. Al Milan è la stessa cosa, anche se la proprietà, prima un cinese ora un fondo americano, è più sofisticata. Ma all’insaputa dei milanesi?

leuzzi@antiit.eu

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