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sabato 15 agosto 2020

Grande Fratello horror

Un rapimento, triplice, di tre sconosciuti, che si ritrovano dentro una caverna profonda e fredda, alla luce di una lampada da speleologo, con tre avvisi minacciosi: “chi sarà il bugiardo?”, “chi sarà il ladro?”, chi sarà l’assassino?”, un paio di lettere enigmatiche del presunto rapitore, e un cadavere senza testa, di qualcuno che se l’è fatta saltare.
Un Grande Fratello horror. Si parla infatti molto. Nella stessa artificiosa claustralita. Con intermissioni e commenti descrittivi borderline, di Platone naturalmente, lo scrittore polacco Slavomir Rawicz, Simon and Garfunkel, Jack London, Marcel Bleustein-Blanchet (“Ci sono uomini che la prova rivela e ai quali la difficoltà serve da trampolino”…), Piers Paul Read, Max Beck, Reinhold Messner e molti altri – tutti veri, Beck è il teorico americano dell’intersex, ma qui è il Grande Amico Rivale in amore. Più Verne, che deve aver dato lo spunto. Ma non c’è suspense, nemmeno personaggi, nemmeno alla Grande Fratello.

Nella caverna si gela, a rischio assideramento. Da qui cominciano gli orrori. Uno dei tre è stato rapito insieme col cane, un cane lupo, che “può tornare ai suoi istinti predatori”, carnivori, o essere divorato. Si chiama Jonathan Touvier, ha tutte le ossa rotte, alpinista per passione.
È il narratore, quindi sappiamo anche che è sopravvissuto. Ma l’unica vertigine che procura è quando rimemora, a intervalli, che doveva accompagnare la moglie, leucemica, all’incontro col donatore di midollo. 
Peggio di tutto è il finale, quando il Grande Fratello si trasforma in una clinica psichiatrica. Si direbbe uno sberleffo dello scrittore ai suoi lettori, un vaffa.
Franck Tilliez, Vertige, Pocket, pp. 345 € 8

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