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mercoledì 20 gennaio 2021

Cronache dell’altro mondo – e della nuova povertà (89 )

S’inaugura la presidenza Biden alla presenza di 26 mila soldati, tra Guardia Nazionale e Esercito. E di nessun altro. Nemmeno un poliziotto durante le manifestazioni anti-Biden, stato d’assedio non dichiarato subito dopo, con cavalli di frisia e uomini affardellati con l’elmetto: le guerre l’America fa in grande, dopo non aver vigilato.
Dagli anni 1980, con la reaganomics (liberalizzazione) e la globalizzazione, l’ineguaglianza nella distribuzione del reddito negli Stati Uniti, calcola il Fondo Monetario Internazionale (“How to make America More equal”, da cui si cita nel prosieguo), “è cresciuta a livelli vicini a quelli degli anni 1920; i benefici della crescita del pil sono andati senza proporzione a favore del 10 per cento più ricco di percettori di reddito, mentre la crescita per il resto della popolazione è stata inferiore a quella del pil – in alcuni casi nulla”.
Dopo l’ultima crisi prima del coronavirus, la Grande Recessione del dicembre 2007, “l’1 per cento più ricco è riemerso forte come prima in termini di ricchezza, riguadagnando quanto aveva perduto già nel 2012”. A marzo 2020, prima della crisi in corso, “le famiglie dei lavoratori e del ceto medio avevano appena recuperato quanto avevano perduto” tredici anni prima, “e molte famiglie, specie quelle di colore, non hanno mai recuperato”.
Il presupposto dell’economia liberista in vigore da quarant’anni è che avrebbe prodotto più ricchezza e benessere: “Le regole suppostamemte neutrali e eque che governano i mercati hanno di fatto traslato il rischio economico dalle imprese e le classi ricche verso le famiglie a medio-basso reddito”.
Questa economia ha “affamato la nazione”: “L’investimento pubblico”, in istruzione, sanità, comunicazioni, trasporti, eccetera, “in percentuale del pil è sceso nel 2020 al livello più basso dal 1947”.
“In 27 Stati le leggi sul lavoro rendono difficile la formazione di sindacati”.

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