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venerdì 26 febbraio 2021

Cronache dell’altro mondo virali (95)

“Dare priorità alle prime dosi, così da vaccinare più persone il prima possibile”, Mario Draghi propone a Bruxelles al vertice a distanza sul virus. È la ricetta degli aborriti Johnson e Trump,  First Doses First, con la quale la Gran Bretagna della Brexit e gli Stati Uniti sopravanzano di due mesi la Ue nella lotta ai contagi.
La Commissione di Bruxelles, cioè la Germania, ha frenato subito, con i sorrisi di circostanza -  la Commissione, che non ha un’idea migliore, non manca di dire che non si può fare, non ci sono i vaccini, gli accordi non lo permettono… Ma non è questo il problema - del funzionamento della Ue – qui: gli Stati Uniti stanno vaccinando molte più persone, in rapporto alla popolazione, e molto più velocemente di qualsiasi paese della Ue. Benché i paesi europei abbiano sistemi sanitari che si classificano più efficienti di quello americano. I media americani ne deducono che il privato – la “libertà” – è meglio del pubblico: le aziende americane che producono i vaccini Pfizer e Moderna hanno risposto alla domanda, con la sperimentazione e la produzione,  molto più rapidamente e con più affidabilità dei produttori europei o cinesi.
Gli Stati Uniti condividono con Israele, che conta su un sistema elettronico nazionale di controllo sanitario, e con Abu Dhabi, che utilizza il vaccino cinese, il maggior numero di vaccinati in rapporto alla popolazione: 16 su 100 – 5 su 100 in Germania, 4 su 100 in Francia, 2,3 in Italia (4,41 la prima dose).
Trump ha assicurato la disponibilità senza restrizioni dei vaccini su cui gli Stati Uniti hanno puntato, Pfizer e Moderna, attraverso un’apposita agenzia di velocizzazione pubblico-privata, Operation Warp Speed. L’agenzia americana del farmaco, Federal Drug Administration, ha analizzato i vaccini appena pronti - non dopo un mese come ha fatto l’Ema, l’agenzia europea. La commissione pubblico-privata ha acquistato i vaccini al prezzo che ha giudicato giusto, e non ha perso mesi sulla clausola di responsabilità delle aziende produttrici – va da sé che se i vaccini non rispondono ai criteri dichiarati il fabbricante è responsabile.
Gli Stati Uniti hanno ordinato 600 milioni di dosi del vaccino Pfizer a luglio, la Ue ne ha ordinato la metà, per una popolazione superiore del 50 per cento a quella americana, quattro mesi dopo.
Malgrado il sentiment  libertario, e anzi anarcoide, dell’ideologia americana, un americano su due (il 48 per cento) si dichiara “fortemente convinto” che i vaccini sono sicuri - contro un terzo, il 36 per cento, degli europei (peggio in Francia: solo due su cinque si vaccineranno, e uno su tre è convinto che il vaccino fa male).

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