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mercoledì 21 luglio 2021

La legge dei Procuratori

“L’impianto da un miliardo di dosi”, di vaccini anti-covid, ad Anagni, la Catalent, da “un sabato notte del marzo scorso”, col nuovo corso allora inaugurato dai nuclei Antisofistcazione dei Carabinieri, “ha avuto continue visite e ispezioni da parte dell’Agenzia delle Dogane e della Guardia di Finanza”. Manca la Polizia, ma il resto c’è stato tutto e abbondante. Per quattro mesi le polizie d’Italia hanno cercato i “vaccini «nascosti»”, scrive sarcastico Fubini sul “Corriere della sera”. Si voleva trovare un caso di mercato nero dei vaccini. Lo hanno cercato dov non potevano trovarlo, in una multinazionale? Dove erano sicuri di non trovarlo?.
Non è inefficienza, è l’azione penale passata in mano alle Procure della Repubblica. Dalle indagini alle conclusioni. Cosa sia avvenuto a Frosinone Fubini non lo dice. Ma ciò che dice raffigura il Procuratore della Repubblica camilleriano, o montalbaniano, a tutto interessato meno che al crimine.
Ma c’è di peggio. A metà anni 1995 il più grosso scandalo della Repubblica, l’ammanco di 1.300 miliardi di lire alla Rizzoli-Corriere della sera, esito di ruberie diffuse e continuate. non fu né denunciato né perseguito. Lo denunciò, come abbiamo spiegato in “Mediobanca Editore”, Deloitte, il revisore dei conti. E non fu perseguito: i profittatori se la cavarono con vantaggiosi patteggiamenti, un paio, i più senza un solo avviso di reato. Mentre contemporaneamente, per la stessa tipologia di  delitti, la Procura di Milano mandava Carabinieri, Finanza e Dogane alla Mediaset di Berlusconi, due e tre volte al giorno, da 500 a mille ispezioni in un anno. Senza esito, se non su un punto: la negoziazione estero su estero dei diritti delle opere acquisite.
Era questo uno dei canali di aufofinanziamento dei dirigenti della Rcs, spiegava “Mediobanca Editore”, 1997, in casi acclarati, ma non fu mai perseguito. Lavorandoci sopra, invece, la Procura di Milano ha ottenuto infine, dopo vent’anni, la famosa condanna di Berlusconi.
L’azione penale in mano ai Procuratori della Repubblica è inefficace: lenta, e per lo più sbagliata. Si vede contro le mafie: a fronte di pochi, anche per questo eroici, perché isolati, l’incuria o inefficienza dei più. O nella diffusissima corruzione – si è perfino dovuto creare un’apposita Autorità anti.corruzione.
L’azione penale dei Procuratori è “efficiente”  - anche se spesso, a fine ciclo gudiziario, inefficace o nulla - contro i nemici personali dei Procuratori stessi. O di partito. E a fini (immediati) di carriera – se servono cento, duecento incarcerazioni per diventare Procuratore Capo. L’azione penale è obbligatoria up to a point, a discrezione.

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