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giovedì 5 agosto 2021

Gogol in Sicilia

Un divertimento della centenaria “Adorno”, ora scomparsa, da giovane debuttante, e uno spasso per il lettore. Le straordinarie avventure del Prefetto, anche lui “Adorno” , e della Prefettessa, per duecento dense pagine che non stancano di stupire. L’immagine è sempre vivace, seppure di trivialità – il parco desinare, come il toscano di “Adorno” scrittrice direbbe, la “verduredda”, le correnti d’aria, la vendemmia, la vendemmia, la vendemmia, nella piccola vigna al paese sopra Aci Trezza, gli Adorno nonni della prima nipotina che non ne saltano un sospiro, roba di questo genere, e un pizzico, una spolveratina,  di democristiani e comunisti alla Guareschi.
Ne viene fuori un ritratto d’epoca, siamo negli anni 1950, probabilmente immortale – il piglio è senz’altro gogoliano. Com’era e lavorava una prefettura. Come viveva una coppia siciliana in età, col loro unico figlio – il fidanzato poi marito della Adorno scrittrice – con gli attendenti e la serva di casa. I trasferimenti. Le grane politiche. E un uso del dialetto infine corporeo, “siciliano”: vero cioè, dopo tanto Camilleri giocoso. Anche perché usato, come dal vivo, nella borghesia delle professioni, e per interiezioni, là dove cioè è significante.
La scrittrice si chiama Adorno – e si chiamerà poi per tutta la sua carriera letteraria – con nome presuntamente acquisito per matrimonio: perché ai suoceri, che asserisce ritratti dal vero, ha dato il nome Adorno. Lei è Mila Curradi, pisana, morta a Roma il 12 luglio, con una lunga serie di narrative di successo, dopo questo “Ultima provincia”, 1962, subito premio Alpi Apuane, sempre sotto lo pseudonimo portafortuna.
Luisa Adorno, L’ultima provincia, Sellerio, pp. 173 € 10

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