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venerdì 17 settembre 2021

Angela la Padrina - 2

È opportuno riproporre, per una valutazione del cancellierato Merkel, quanto questo sito poteva scrivere il 18 agosto 2019, “Merkel o della Finis Europae”:
https://www.blogger.com/blog/post/edit/4308716637477704291/1241123455399843259
Si celebra Angela Merkel al tramonto omettendo il fatto più importante: che ha imposto all’Europa la stagnazione e la recessione. L’Europa  è la sola delle tre macroregioni ricche ancora in affanno dopo la crisi bancaria del 2007, cioè negli ani di Merkel, mentre Usa, Cina e Giappone hanno abbondantemente superato la crisi e anzi se la passano come non mai. E questo per la politica merkeliana, un’ossessione e quasi una divisa, del “troppo poco, troppo tardi”. Nei casi della Grecia, dell’Italia e di ogni altra crisi possibile.
È stato solo possibile tirare fuori dal crac l’Irlanda, per le pressioni delle multinazionali americane, e la Germania. Con giganteschi esborsi europei in entrambi i casi, della Bce e della Comunità.
Merkel ha usato dire nei giri europei che non poteva fare di meglio e di più perché l’opinione tedesca è nazionalista o antieuropea. Ma è con lei, e con le sue politiche del risentimento, antilatine, antimediterranee, che la destra tedesca è rinata forte, e i nazisti sono perfino in qualche Parlamento regionale, dopo ottant’anni. Il contrario è più vero: è la sua politica che ha alimentato la destra tedesca.
Un primo bilancio se ne poteva fare il 31 gennaio 2019, nella minierie “La fine dell’Europa di Angela Merkel”, in questi termini:
https://www.blogger.com/blog/post/edit/4308716637477704291/3668574503062547193
 Sarà difficile ricordarla, se non per le quattro elezioni vinte. O allora per i danni che ha fatto, con la lesina e l’indecisione, “troppo tardi troppo poco” la divisa che le si è incollata. E l’esecuzione cieca degli interessi delle banche e dell’industria tedesche, con danno probabilmente letale per l’Europa, l’unica grande area economica che non esce dal precipizio del 2007 - sopravvive intaccando la rendita.
Ha solo deciso quello che le banche e l’industria hanno voluto. Il salvataggio multimilionario delle banche, con fondi europei. L’abbandono del nucleare, per gli interessi carboniferi. E il famoso milione di immigrati del 2015, con fondi europei, perché la Germania è in forte crisi demografica e la Confindustria tedesca ha bisogno di braccia. Creando la questione immigrati in Europa: fra i paesi che attorniano la Germania, Polonia, Ungheria, Slovacchia, Croazia, Slovenia, la stesa Austria e l'Italia – e la Francia, che fa muro ma non lo dice, per la politica macroniana della ipocrisia.
Non si ricorderà nulla dei suoi dodici o tredici anni, quanti saranno. Se non la crisi dell’Europa, che dopo il suo cancellierato potrebbe essere irreversibile. E la Grecia e l’Italia per i danni che ha loro inflitto. All’Italia con la svendita dei Btp nella primavera del 2011, e i sorrisetti pubblici con Sarkozy – di cui rideva in privato.  Il suo partito lascia in macerie, avendo stroncato ogni possibile deuteragonista.
https://www.blogger.com/blog/post/edit/4308716637477704291/6296781913658841102
Pessima è stata la politica della Germania di Merkel nei riguardi dell’Italia, pure suo partner economico privilegiato. Specie nella crisi del debito del 2011 – da cui ancora l’Italia non si è ripresa. Con molteplici tentativi di mettere al centro della speculazione anche le banche, le banche italiane.  Con l’incredibile suo presidente della Bundesbank, Weidmann, un giovannottone di nessuna esperienza, eccetto la segreteria di Merkel, che si alternava con il ministro del Finanze (Tesoro) Schaüble, vecchia volpe democristiana, per puntare i cannoni a settimane alterne contro l’Italia.
Non ci sono solo i sorrisetti di Merkel col disprezzato Sarkozy contro l’Italia. Mai visto nella storia della moneta un ministro del Tesoro e un presidente della banca centrale che si agitano a creare panico. Al punto da scandalizzare il governo americano, Obama e il suo ministro del Tesoro Geithener, che lo ha scritto nelle memorie. Pur essendo l’America, non solo lo speculatore Soros, pregiudizialmente contraria all’euro - gli Stati Uniti sono sempre stati, fin dal tempo di Clinton,  contrari.
Tutta la Germania istituzionale fu mobilitata contro l’Italia, e non passava giorno, si può dire, senza un attacco. Che in un vero ordinamento europeo sarebbero stati materia penale. La Deutsche Bank di Ackermann, un manager svizzero consigliere di Merkel, si disfece preliminarmente di tutti i Btp, ricomprandoli a termine, e lo fece sapere, fece sapere della vendita, al “Financial Times”. “A ottobre 2011”, scrive G. Leuzzi in “Gentile Germania”, un libro del 2015, “per riaccendere la crisi che si affievoliva dopo la vendita dei Btp, il capo economista della Deutsche Bank, Thomas Mayer, pubblicamente aveva ammonito contro ogni aiuto all’Italia. In una col presidente del Ces-Ifo di Monaco, rinomato istituto di studi sulla congiuntura, Hans Werner Sinn, che aveva redatto e pubblicizzato una serie di note contro l’Italia, sul debito e le banche. Con l’effetto non casuale di mettere nel mirino le banche italiane, meglio gestite e capitalizzate delle tedesche, elevando una cortina di fumo su quest’ultime, che erano tutte un colabrodo, Deutsche inclusa. “Offrire un’assicurazione di prima categoria sui titoli contro il fallimento dell’Italia ci colpisce come offrire un’assicurazione sulla cristalleria al padrone di una casa prossima a un impianto nucleare che sta per collassare”, scrisse Mayer online nel bollettino della banca. Neppure con la garanzia del Fondo europeo di stabilizzazione: “Né il padrone di casa né il detentore di titoli italiani si sentirebbero molto sollevati da questa assicurazione”. 
È stata questa la Germania di Merkel, che ha infettato l’Europa.
(continua)

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