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domenica 12 settembre 2021

Brillante malinconico Arbasino

Arbasino visto dall’esterno. Da una frequentazione anche ripetuta, ma non intima, personale. Con modi di essere e di dire, pensieri, ubbie. Ma c’è un Arbasino visto dall’interno – era prigioniero del se stesso che aveva creato? Frequentandolo no, innalzava barriere di birignao, ma leggendolo sì: era un critico dell’epoca. Un acuto, acutissimo, social scientist sotto la scrittura birichina. E si poneva fuori tempo. Riservato, e triste al fondo, dietro la maschera curiosa, partecipativa, e di rare, rarissime, amicizie, come è qualcuno aloof,  un solitario, che gli altri direbbero reazionario. À la page, di ogni innovazione e oltraggio, ma da conservatore. A suo agio solo con monumenti puri e duri, indifferenti al pensiero del giorno, Gadda, Giancarlo Marmori, in qualche modo perfino Pasolini, i vecchi snob inglesi, i vecchi in generale.  
E provinciale, come è forse nel dna di ogni buon lombardo – Arbasino aveva scelto Roma, già da ragazzo, per studiarvi Scienze politiche, ma manteneva modi lombardi, insieme partecipe e riservato. Esterofilo e neoterico, ma da amante di tradizioni e luoghi noti. Da ultimo da esterno, come da remoto. Malinconico, benché presenzialista, forse perché inseguiva il capolavoro.
Michele Masneri, Stile Alberto, Quodlibet, pp. 155, ill. € 14,50

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