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domenica 10 ottobre 2021

Ecobusiness – si fa presto a dire elettrico

L’auto elettrica è capital intensive, ha bisogno di molto capitale, e non più labour intensive. L’investimento richiesto a ogni fabbricante di auto è nell’ordine dei miliardi di dollari. E lo stesso per tutta l’industria automotive, dovendosi spostare la componentistica dalle produzioni metalmeccaniche a quelle di semiconduttori, sensori, sistemi informatici. Con una diversa qualificazione del personale, ovviamente, e con numeri di occupati mediamente dimezzati, per unità di prodotto. Due distinte previsioni tedesche concludono a un dimezzamento dell’occupazione entro il 2030. Su 830 mila occupati nell’automotive tedesca oggi, 400 mila potrebbero aver perduto il posto nel 2030, secondo l’agenzia di consulenza del governo di Berlino, National Platform Future of Mobility. Analogamente il centro di ricerca privato Car, sempre in Germania: la mobilità elettrica porterà 109 mila nuovi posti di lavoro entro il 2030, e ne cancellerà 234 mila.
Il passaggio dell’automobile dal segmento metalmeccanico a quello elettronico procede a ritmo accelerato: l’incidenza dell’elettronica sul costo totale dell’auto, che è oggi del 35 per cento (era il 20 per cento nel Duemila), sarà a fine decennio del 50 per cento.
Le applicazioni elettroniche di cui necessita un’auto elettrica vanno coordinate da software molto più complessi di un cacciabombardiere di ultima generazione, l’F-35, o di un Boeing 727: un’auto segmento premium necessita di 100 milioni di linee di codice d’informazione, l’F-35 di 24 milioni, il Boeing di 6 milioni e mezzo.

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