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mercoledì 13 ottobre 2021

Popolare Sondrio contro Cimbri

Sondrio ha paura, Cimbri è troppo potente. Ci sono molti valtellinesi a Roma, erano panettieri e pizzicagnoli, e ci sono nella capitale molte, prospere, filiali della Banca popolare di Sondrio. Ma romani in Valtellina evidentemente no, e il romanissimo invadente Cimbri che si è comprato il nove e mezzo per cento della Popolare, in previsione del passaggio entro l’anno dalla popolare alla  Spa, resta sempre fuori dalla porta. I 150 mila soci hanno paura, il consiglio d’amministrazione e la direzione generale fanno finta di nulla. Solo provano a rimandare la definitiva trasformazione in Spa entro l’anno. Non sapendo in realtà quanto Cimbri può mettere sul piatto, oltre al 9,5 per cento dichiarato a norma Consob.
Del tentativo di rinvio, ora comprovato dalla pubblicazione degli scambi epistolari “privati” col presidente della Consob Savona, già questo sito aveva dato conto. La pubblicazione delle lettere ha aggravato l’allarme a Sondrio: si ritiene opera di Cimbri, che a questo punto sarebbe molto potente in sede Consob, o all’interno della stessa Popolare. Il proposito è - non c’è alternativa se la Spa è indilazionabile - di stemperare Cimbri, ritenuto solo un raider, un invasore, con un’altra minicorazzata della stessa temperie culturale e territoriale della Sondrio, Bpm, il Banco popolare di Milano, che ha saputo venire a capo del traumatico passaggio a Spa.
Nello scambio con Savona non ce n’è traccia, ma il parere era stato chiesto per poter organizzare la fusione in contemporanea col nuovo statuto giuridico.

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