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giovedì 10 marzo 2022

Amarcord del comunismo in Emilia

Un com’eravamo nostalgico, in puro emiliano, quale è Vendemmiati, documentarista premiato,  e quali erano e sono quelli del Canzoniere delle Lame, gli imperdibili dei festival dell’Unità. Dei festival in Emilia, e in un paio di eccezionali trasferte, a Berlino Est per un festival della Gioventù comunista, e a Reggio Calabria e Rosarno per (contro) “Reggio Capitale”. Con materiale di archivio (fotografie, riprese amatoriali, la tv tedesca) e coni ricordi dei superstiti. Janna Cairoti, una delle due fondatrici del complesso (la sua mamma faceva da impresario: prendeva gli appuntamenti e regolava il calendario), anima la rievocazione con una eccezionale verve narrativa. Guidata da Giacomo Gelati, “Jack”, di “Le altre di B”, e col contrappunto di Alberto Cazzola, “Albi”, di “Lo Stato sociale”, per far vedere come è cambiata la scena musicale – si fa rap, in inglese.
Il repertorio delle Lame erano le canzoni di protesta, politica o sindacale, e testi che s’inventavano lì per lì, in piazza, per questa o quella causa – per le lavoratrici della “Perla”, contro i “boia chi molla”. Contro Almirante, il segretario del Msi,  che in viaggio sull’A 1 si era fermato al “Cantagallo”, ma non poté fare benzina né consumare niente perché i dipendenti si rifiutarono di servirlo.
Una produzione “incitatoria”, è prassi ora definirla. Sui temi politici del momento (papa Woytiła, gli scioperi, i governi). Raccontati con semplicità, fino all’‘80-‘82, quando il Gruppo non si sente più in sintonia col Partito, e con se stesso, e si scioglie. E molto sentimentale. Le canzoni non resistono, ma l’esperienza del piccolo Gruppo si racconta affascinante, del modo di essere  comunisti negli anni 1960-1970 – in Emilia-Romagna.
Filippo Vendemmiati, Gli anni che cantano, Sky Arte

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