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venerdì 11 marzo 2022

Ombre - 605

Le vittime della guerra conteggiata dal governo ucraino sono circa 600. I morti nel conflitto endemico nel Donbass al 2014 al 2019 erano 13 mila. C’era una guerra in Ucraina prima di quella russa. 

Che fare “dopo Putin” viene solo dall’America: “E poi bisognerebbe pensare un sistema di sicurezza europea che non ruoti solo attorno alla Nato”, Ivo Daalder, ex ambasciatore americano presso la Nato.

A Marilisa Palumbo, che lo intervista per lo speciale “Dentro la guerra” del “Corriere della sera”, l’ambasciatore dice che sono stati gli Stati Uniti a spiegare all’Europa cosa atava succedendo, e a mobilitarla.

 

Il numero delle persone displaced con la forza, da guerre, persecuzioni, violenze di ogni genere, violazioni dei diritti umani nel 2021 è stato di 84 milioni. Un numero che ora si moltiplica. Nel conteggio dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite se formassero un paese, sarebbero il 17mo più grande della terra

 

Al dodicesimo giorno di guerra compare finalmente su un giornale italiano un russo, Rispettabile: lo storico dello stalinismo Roy Medvedev. Che ha quasi cento anni, ma insomma può dire la sua. Si fanno le guerre solo da una parte, come le abbiamo fatte contro la Serbia in Afghanistan e in Iraq. Gli altri non contano.

 

Si fa moto caso delle telefonate di Macron a Putin, quasi quotidiane. E del premier inglese Johnson, che sfida Putin come già Churchill Hitler, anche se per ora Londra è al riparo dai bombardamenti. Un presidente uscente che con la guerra ha visto la rielezione, fra un mese, prima in dubbio. E un premier che è ancora al suo posto grazie alla guerra di Putin, amici e avversari lo volevano deporre, per le feste durante il lockdown. L’Europa non è forte.

 

Si è un po’ riso, malgrado la guerra, di Putin che dice l’Ucraina “creatura di Lenin” – “autore e architetto”. Ma è pure vero che la dottrina leninista delle autonomie molto dovette al bisogno di cooptare l’Ucraina, l’impero russo ridisegnando sotto forma di federazione. Perché è in Ucraina che le forze bianche, controrivoluzionarie, ancora nel 1921 combattevano l’Armata Rossa.

 

La decisone tedesca, del governo del socialdemocratico Scholz, di riamare – con un primo piano di spesa per 100 miliardi – dopo l’analoga decisione giapponese, dicono finito il lungo dopoguerra, e avviano un nuovo scorso politico. Con la Germania ora in tutto e per tutto, politica e difesa oltre all’economia, al centro dell’Europa, E il Giappone nuovamente primattore in Estremo Oriente. Dove non c’è più solo la Cina - elementare.

 

Il primo passo per il “ritorno” politico della Germania c’era stato nel 1989-91, con la riunificazione. Nel mentre che il dissolvimento dell’Unione Sovietica ridimensionava geograficamente e demograficamente la Russia, quasi dimezzata rispetto ai confini del 1917. Si poteva già dire allora che l’esito della seconda guerra mondiale veniva ribaltato, col solo abbattimento del Muro.

 

Non giustifica la guerra, ma serve sapere che dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica ci sono state molte guerre, con la partecipazione diretta o indiretta della Russia: Armenia (due, se non tre guerre), Cecenia, Ossezia, Abkasia, Transnistria, Tagikistan, Serbia (Kossovo) e Georgia.

 

Non c’è mai stato, dice ora la Nato, negoziato o invito per l’entrata dell’Ucraina nell’Organizzazione atlantica. Sulla base dell’impegno di James Baker, segretario di Stato del presidente americano Bush, all’allora capo dell’Urss Gorbaciov che, dopo la riunificazione tedesca, la Nato non si sarebbe allargata di “un solo pollice” verso Mosca. Il tentativo c’è stato con l’altro Bush, Bush jr., nel 2008, con l’offerta all’Ucraina – presieduta da un presidente eletto con la prima delle poi consuete “primavere” democratiche di piazza - di entrare nella Nato, insieme con la Georgia. L’offerta fu ritirata su pressione europea.

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