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sabato 5 marzo 2022

Ombre - 694

Si buttano giù in Borsa le banche italiane, a botte del 10 e 15 per cento Unicredit e Intesa, del 5 e 6 per cento Bper, come se le sanzioni anti-russe le mandassero in rovina. Le banche italiane più di quelle russe? Mentre il danno non può essere rilevante nella peggiore delle ipotesi, ancora non c’è, e se prende piede la tregua potrebbe non esserci. E si sa che sono mani pesanti, di grandi fondi che giocano al ribasso le banche italiane. Che guerra è questa? Perché non viene denunciata?

 

Quando si farà la tregua scopriremo le grandi banche italiane nelle mani di chi? A prezzo infimo? Perché la Consob è come se non ci fosse, a fronte di sciortaggi di tale portata? Troppe le disattenzioni in questa guerra, la superficialità (stupidità) non basta – non spiega tutto.


Si presenta l’incontro ieri fra il presidente finlandese Niinisto e Biden alla Casa Bianca come una richiesta urgente della Finlandia di entrare nella Nato. Mentre la Finlandia, come la Svezia, ha fatto di tutto a suo tempo per non entrarci. Non è disinformacija, probabilmente (o l’Ansa la scrive l’Aise?), e non è fake-news: è proprio sciatteria. Ignoranza. Questa guerra certifica la fine dell’opinione pubblica.

 

Fa Crozza - solo Crozza non i media, malgrado le decine di pagine e di ore ogni giorno sulla guerra - una panoramica dei grandi mallevadori di Putin: Salvini, Berlusconi, Grillo, Meloni. Errare humanum est. Ma tutti insieme, per fare piacere al comico?

 

Sono scomparse, con la guerra, le decine di pagine ogni giorno e di ore sul covid. Che non è scomparso, non può, il virus non ha paura della guerra. È “scomparso” nel senso che non se ne parla più.

 

Niente più virologi terrificanti in tv, ora ci sono i generali. All’improvviso, primavera precoce, ce n’è stata una fioritura. Di ogni specie, arma, età, esperienza: basta la parola, generale suona anche meglio di virologo.


Non ci sono gli idrocarburi nelle sanzioni, la Russia può, deve, esportare petrolio (Lukoil) e gas (Gazprom) - il presidente Biden, richiesto espressamente, lo ha specificato. Ne è sanzionata la banca attraverso cui si pagano. I soli Stati Uniti importano 700 mila barili al giorno di petrolio russo, 35 milioni di tonnellate annue.

 

Di Giacomo ha ascoltato i dvd (52, cinquantadue) in cui monsignor Perlasca accusa il cardinale (ex) Becciu, che il presidente del tribunale vaticano, il Gande Accusatore Pignatone, rifiuta alla difesa dell’imputato, già condannato dal papa Francesco, e li trova pieni di scemenze. La “prova inconfutabile” sarebbe nella mancata querela di Becciu contro Crozza e la sua satira. È la giustizia divina?

 

“la Repubblica” fa l’elenco giovedì, con fotina, di chi e come ha commentato la guerra senza proclamarsi ucrainista per principio.  Non per una migliore intelligenza della guerra, l’analisi dei motivi e dei possibili sviluppi. Come berlina – dei giornalisti, bollati filorussi”, compreso l’ambasciatore Romano, il solo forse in Italia che conosce i due paesi e i relativi problemi. Non si danno gli argomenti, giusto i nomi.

 

“Basta guardare la carta geografica per capire che, negli ultimi trenta anni, chi si è allargato non è stato la Russia ma la Nato”. Eresia! Il corrispondente della Rai da Mosca, Marc Innaro, è per questo bollato d’infamia alla Commissione Vigilanza Rai, su iniziativa del Pd. Sempre più partito Democristiano – furbo, opportunista.

 

Zelensky fine teatrante (sa come far giocare i video), profeta disarmato, l’uomo solo che è un paese, primula rossa, ebreo. La partecipazione al lutto dell’Ucraina non sa che inventarsi del presidente eletto. Ma dagli oligarchi anti-Poroshenko, oligarca uscente. Che invece non si citano.

 

Troppi articoli, fino a venti pagine al giorno, del tipo social, a commento di foto instagram, superficiali, immagini di studio, curate, truccate, sulla guerra. La guerra è brutta, e la politica va letta. Ma non c’è più intelligenza delle cose, solo sbandate sentimentali. Una truffa comunicativa.

 

Un oligarca ucraino lo chiama a Londra, l’oligarca russo Abramovich si dice disponibile, i due oligarchi trattano la pace. È l’unica verità, forse, della guerra: l’Ucraina è di fatto in mano ai boiardi, la Russia forse (purtroppo?) no.

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