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mercoledì 2 marzo 2022

Ma che guerra è questa

Più la guerra all’Ucraina procede, ormai al sesto o settimo giorno, meno si capisce come e per che cosa. Non è una guerra patriottica, di difesa, è una guerra d’aggressione - Mosca non ha neppure tentato di accreditarsi come vittima. Non è una guerra-lampo, l’esercito russo non sa o non vuole combatterle – nel 1944-45 gareggiò in lentezza con Eisenhower per raggiungere Berlino (la guerra di “Guerra e pace” è rimando trito, ma la guerra russa è sempre quella). Non è una guerra di conquista, naturalmente, non si conquista un paese come l’Ucraina, grande due volte l’Italia, nel mezzo dell’Europa.
Si dà per scontato nella “guerra dei meme”, che Putin sia un pazzo furioso, ma anche questo non può essere. A Mosca c’è bene o male un governo eletto, con una molteplicità istituzionale di poteri, comprese le forze armate – non è la Mosca di Stalin
È una guerra preventiva, per evitare alla Russia lo scempio imposto alla Serbia, contro la quale vennero radicalizzate dagli Stati Uniti di Clinton tutte le minoranze slave? È possibile. L’Ucraina ha aperto dal 2004 senza motivo un fronte anti-russo. E nel Donbass combatte gli ucraini russofoni con i volontari nazisti di tutta Europa. 
Dunque è una guerra per “dare una lezione” preventiva all’Ucraina? Dopo quella di otto anni fa, con la sottrazione all’Ucraina fervente antirussa della Crimea? Anche questo è possibile. Ma lo schieramento russo è enorme. Almeno per come viene accreditato. Mosca vuole un corridoio fino alla Crimea? Ma Cherson è dal lato opposto, verso Odessa e la Moldavia-Transnistria - senza contare che una exclave si può governare comunque, come da decenni Mosca fa con la ex Koenisberg.
Senza fondamento appaiono invece gli impegni solenni che sarebbero pretesi dall’Ucraina di non accedere alla Nato e alla Unione Europea. Perché la Nato non può aprirsi all’Ucraina, per vari motivi statutari. Mentre l’Unione Europea non è un’alleanza militare, e quindi starci dentro o fuori non è materia di armistizi o paci armate.   
Si tace invece che Zelensky è presidente in rappresentanza di un gruppo di affaristi, in concorrenza col presidente uscente Poroshenko, affarista massimo. In questi giorni di guerra ha acquisito uno status diverso, impersonando la resistenza all’invasione. Ma l’origine conta. Mentre non si sa nulla delle altre istituzioni ucraine, il Parlamento, con i diversi partiti, le forze armate, la forte opinione pubblica. Così forte da riuscire ben due “rivoluzioni” di piazza antirusse, nel 2004 e nel 2014.



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