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venerdì 6 maggio 2022

In Ucraina il mercato delle madri surrogate

Badanti, e madri in affitto, questo era l’Ucraina per noi. Sembra preistoria, o fantascienza, ma questo era l’Ucraina per gli italiani, e le italiane, prima dell’invasione russa. Un paese di donne.
Il ruolo di badanti le ucraine, robuste e lavoratrici, condividevano con rumene, moldave, bulgare. Quello delle madri in affitto, invece, esercitavano in proprio: era una sorta di industria nazionale, praticata e agevolata da molte agenzie di intermediazione – questo mercato, a differenze dalle badanti, era ricco.
Il 22 luglio 2020 l’onorevole Carfagna, vice-presidente della Camera, depositava un progetto di legge, di un solo articolo, che estendeva le pene per il reato di surrogazione di maternità (la reclusione da tre a mesi a due anni di carcere e una multa da 600 mila a un milione di euro) anche a chi vi ricorreva all’estero. Il giorno dopo il quotidiano cattolico “Avvenire” spiegava: “In Europa il mercato di elezione per le coppie eterosessuali è l’Ucraina, dove commissionare un figlio a una delle decine di agenzie di intermediazione può costare dai 30 ai 50 mila euro, di cui circa 15mila finiscono nelle tasche della madre gestante”.
Due settimane prima la stessa onorevole Carfagna aveva chiesto in un’interrogazione parlamentare se erano stati concessi permessi speciali, contro i divieti alla circolazione decretati per il coronavirus, a coppie italiane rimaste bloccate a Kiev, dove si erano recate a prelevare i figli nati con maternità surrogata.

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